La Serie A parla anche bresciano Prandelli è il «mister» più anziano De Zerbi ora è quello più giovane
È la rivincita dei tecnici bresciani. A otto anni dall’ultima panchina in Serie A, Cesare Prandelli è tornato ad allenare in Italia. Il tecnico di Orzinuovi, che da tempo stava attendendo la chiamata giusta per provare a rilanciarsi dopo le sfortunate esperienze con Galatasaray e Valencia, ha firmato con il Genoa fino al 2020. Sostituisce Ivan Juric, eliminato in Coppa Italia dalla Virtus Entella di Roberto Boscaglia ed esonerato dal vulcanico presidente rossoblù Enrico Preziosi. Per Prandelli è una sfida rischiosa ma stimolante perché la squadra ligure, trascinata dalla coppia Piatek-Kouamé ha dimostrato di avere un buon potenziale. «Sono molto carico, non vedo l’ora d’iniziare», ha detto lui, che sa di essere di fronte a una delle ultime occasioni di una carriera i cui picchi sembrano essere finiti nel dimenticatoio. Col suo ritorno, il numero degli allenatori bresciani in Serie A sale a due. Cesare da Orzinuovi, 61 anni, diventa il più anziano tra i tecnici del massimo campionato, mentre il più giovane è nato a pochi chilometri di distanza. Si tratta di Roberto De Zerbi, classe 1979, il cui calcio propositivo continua ad affascinare. Si affronteranno a inizio febbraio Cesare e Roberto in una sfida che mancava da tempo, dato che nelle ultime stagioni il numero di tecnici bresciani in A era drasticamente diminuito. Ora i numeri tornano a essere confortanti: sono tre i bresciani se si guarda anche alla Serie B, dove Eugenio Corini sta risollevando le sorti delle Rondinelle, diventano quattro prendendo in considerazione la Serie C, con Aimo Diana da poche settimane nuovo tecnico del Renate. Ma in Serie A è da poco tornato anche Davide Nicola, piemontese che ha però iniziato la carriera di allenatore a Lumezzane dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Subentrando al trentasettenne Julio Velazquez sulla panchina dell’Udinese, Nicola ha indirettamente regalato a De Zerbi la palma di più giovane. Ma l’età anagrafica conta relativamente: a far la differenza sono risultati e idee. E, come Roberto, anche Cesare non ha intenzione di sbagliare.