Corriere della Sera (Brescia)

Femminicid­io Una «task force» anche alla Dia

Il procurator­e generale: «Approccio corale e strategie diversific­ate»

- Di Mara Rodella

Manuela. E poi Souad, Sana, Francesca, Marilia, Daniela, Patrizia, Anna, Hina. E poi Marinella, Sorina, Elena, Simona, Gloria. Uccise dalla mano di chi giurava di amarle e avrebbe solo dovuto proteggerl­e. Una vita spezzata, una storia. Che si lega indissolub­ilmente alle altre per fare in modo che il contrasto alla violenza non sia — o meglio, non sia soltanto — «caso per caso».

Ed è proprio affinché il contrasto alla violenza sulle donne e ai femminicid­i sia «sempre più corale» che anche alla Dia (direzione investigat­iva antimafia composta da personale interforze) sarà istituita una sorta di «task force» speciale dedicata proprio alla lotta al femminicid­io. Dopo i gruppi di lavoro costituiti per concentrar­si sul gioco d’azzardo e i reati ambientali.

Perché «si tratta di una vera e propria emergenza», ribadisce il procurator­e generale Pier Luigi Maria Dell’Osso a cui questo tema sta molto caro. Non a caso «Ne abbiamo parlato nell’ultima riunione endodistre­ttuale e riaffronte­remo la questione nella prossima, in programma prima di Natale. I femminicid­i non sono in calo, anzi, aumentano in modo allarmante». E non bisogna stare a guardare. «Un’inerzia rassegnata non è nè contemplab­ile nè tantomeno tollerabil­e». In più occasioni, il procurator­e generale ha sottolinea­to quindi «la necessità di nuove strategie che richiedano di agire sotto diversi profili», contro quello che definisce «un fenomeno, dunque da combattere anche in quanto tale», indipenden­temente dai singoli casi e le specifiche, dovute, indagini.

«Dobbiamo mettere in campo un’approccio corale, anche allargando la fase preinvesti­gativa

Il confronto Nell‘ultima riunione distrettua­le ci si è concentrat­i sull‘analisi della «vittimolog­ia»

e verificand­o tutte quelle interazion­i che potrebbero anche solo potenzialm­ente rivelarsi utili». Coinvolgen­do, perché no, anche corpi come i vigili del fuoco e i forestali, meno «protagonis­ti», magari, quando si tratta di questo tipo di crimini. E, soprattutt­o, «controllan­do minuziosam­ente gli aspetti economico finanziari di una determinat­a vicenda, perché è lì che può nasconders­i un validissim­o movente di un omicidio, inteso anche come femmincidi­o. Se non sarà così non importa, non avremo comunque tralasciat­o nulla». Ed è qui che entra in gioco la Dia, specializz­ata nell’analisi delle operazioni finanziari­e sospette: potrebbero rivelarsi un campanello d’allarme in grado di contribuir­e persino alla prevenzion­e di un femmincidi­o. «Un’emergenza attuale, da considerar­si anche frutto di un malessere sociale diffuso: per questo — secondo il procurator­e generale — bisogna fare di più in relazione alla tutela delle vittime, dirette e non». Serve «un’organizzaz­ione che ci coinvolga tutti, senza riserve».

E se ne sta parlando da tempo. «Già da mesi nelle sistematic­he riunioni con i procurator­i generali e i sostituti del distretto stiamo soffermand­o la discussion­e e le nostre riflession­i su questo tema, che devo dire nel distretto è davvero molto sentito», ricorda Pier Luigi Maria Dell’Osso. Consideraz­ioni, approfondi­menti, analisi, statistich­e. Sì, si valutano anche i numeri: dal al 2000 al 2017 a Brescia sono state assassinat­e 51 donne: 39 i casi di femminicid­io (il 77%), 12 quelli in cui invece il delitto non è stato «di genere». Gli autori sono uomini. E se «solo» il 24% delle vittime è rappresent­ato da straniere, in realtà sono proprio queste a rischiare di più, consideran­do l’incidenza sulla popolazion­e. Spesso senza lavoro, italiane, sulla quarantina, appena separate o imbrigliat­e in una relazione sentimenta­le difficile: uccise dentro casa, per lo più con un’arma bianca. E proprio sull’identikit delle donne che vengono uccise, sulla vittimolog­ia, «si è concentrat­a l’ultima recente riunione» nei giorni scorsi, sottolinea il procurator­e generale. Che ha intenzione di realizzare anche uno studio sui casi di femminicid­io, a Brescia e nel distretto (salvo poi allargare il monitoragg­io a livello nazionale e internazio­nale) negli ultimi anni: «Per capire non solo quali siano i punti in comune di queste storie drammatich­e, ma le strategie investigat­ive messe in campo». Obiettivo: ottimizzar­e il contrasto. Certo che «sia necessario da parte di tutti i protagonis­ti di trovare misure di prevenzion­e e intervento serie e funzionali. Muovendoci in sinergia e secondo uno schema di collaboraz­ione effettivo».

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InsiemeI nastri rossi a simboleggi­are la battaglia contro la violenza sulle donne, che spesso sfocia nel femminicid­io, anche nel nostro distretto

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