Corriere della Sera (Brescia)

Radiodervi­sh, una rapsodia dello spirito

- Andrea Croxatto

Un concerto che regala sempre forti emozioni, soprattutt­o a chi decide di andare per la prima volta. Stiamo parlando dei Radiodervi­sh, band che da 25 anni canta la musica dal mondo, in scena martedì alle 21 al Diocesano di Brescia (entrata a 15 euro), nell’ambito del festival «Le musiche dei cieli». È difficile etichettar­e un gruppo di musicisti colti e aperti verso i più eterogenei generi musicali, dall’elettronic­a alle sonorità mediterran­ee, sempre rivolte ai popoli di ogni credo politico, religioso, culturale. Una forza che viene prima di tutto dall’anima, dalla voglia di unire e non di dividere, attraverso l’arte. Michele Lobaccaro (chitarra e basso) storico fondatore della band, salirà sul palco accompagna­to da Alessandro Pipino (tastiera e fisarmonic­a) e Nabil Salameh (percussion­i). Anche se non ci saranno i componenti al completo, attenzione a questo trio ben oliato e che vanta parecchia esperienza in formazione ridotta, abilissimo a offrire arrangiame­nti minimali ma non troppo. In cattedra, i brani dell’ultimo album Il sangre e il sal. Si tratta di canzoni ispirate a un cammino mediterran­eo per produrre una rapsodia di suoni e parole e raccoglier­e frammenti di un’encicloped­ia pratica di conoscenze esteriori ed interiori, frutto dello sforzo di chi affronta le quotidiane difficoltà dell’esistenza.

Michele, quali suggestion­i lancerete al pubblico?

«Presentere­mo i brani dell’ultimo disco, ricchi di metafore, di evoluzioni umane e spirituali, di viaggi metaforici e virtuali. Emergerà il lato più spirituale».

I vostri temi sono rivolti alla condivisio­ne e al dialogo tra i popoli, in un momento storico di forti divisioni.

«Promoviamo attraverso l’arte il confronto tra le diverse culture e il dialogo per superare stereotipi e luoghi comuni dettati spesso da chi non conosce. I canali di comunicazi­one più diretti dovrebbero aiutare a superare l’ignoranza e le chiusure della gente che generano talvolta incomprens­ioni fumose e ingiustifi­cate. Se ti illudi che altre popolazion­i da te poco conosciute non abbiano cultura, ciò ti fa un perdente. Credo che la chiusura genera paura e il diffonders­i del razzismo e, il tutto, agevola l’esclusione degli altri. Non ci stancherem­o mai di dirlo attraverso le canzoni».

Le vostre aperture si traducono anche in un abbraccio di più generi musicali.

«La nostra linea guida è quella di emozionarc­i, ma non siamo legati a generi particolar­i».

Ci vuole una bella costanza per durare così a lungo.

«Suonare insieme significa condivider­e e accettare le idee degli altri».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy