Salviamo il teatro Menotti
La deejay lancia il suo appello «Vorrei una città più empatica Non si può rinunciare a un palco per l’ennesimo parcheggio»
Gira per Milano con una vecchissima auto («è del ’92, una macchina aziendale dismessa che ho recuperato»). Una simile carretta — la definizione è sua — non passa inosservata. Paola Maugeri sente, di continuo, il fischietto dei vigili. «Controllano che le revisioni siano rispettate», puntualizza lei. L’ultima volta, due settimane fa, l’hanno bloccata in piazza della Repubblica, a un centinaio di metri da Virgin Radio dove è in onda tutte le mattine. «Signora, forse è arrivato il momento di cambiarla», si è sentita dire. Ha risposto per le rime: «Mai, finché respira si tira avanti!».
Wikipaola (la definizione è un omaggio alla sua cultura musicale) è così. Dopo aver passato un intero anno, nel 2009, con il contatore staccato (mentre era ambasciatrice del protocollo del clima per l’Onu), sperimentando la quotidianità a impatto zero, oggi vive con frigorifero e stereo accesi ma osservando (meglio che può) tre regole: riusa, ricicla, riduci («mio padre ne suggerisce una quarta, ripara, perfetta nell’era dell’obsolescenza programmata, ma ci vogliono mani abili»). Una donna come lei, che vive di rock (le ha contate: 1.300 interviste realizzate, tutte le grandi rockstar e poi cantanti agli esordi, registi, attori) ma anche di grandi ideali, non può che tirare fuori, per Milano, per il 2019, un sogno ambizioso e irrealizzabile. Schiarisce la voce e annuncia: «Vorrei che Milano diventasse più empatica. Meno individualismo, più ascolto. Rogers Waters mi ha sconvolta quando mesi fa, a New York, mi ha detto in italiano, “restiamo umani”...».
Maugeri, per favore, un sogno più concreto! Ride. Annuisce. Forse era una battuta preparata, perché senza battere ciglio attacca pronta: «Ce l’ho, ce l’ho». Siamo tutte orecchie (leitmotiv del suo programma). Lei dichiara: «Il teatro Menotti deve continuare a vivere, non può chiudere per fare posto a un garage». Si accalora nel racconto della ristrutturazione dello stabile di via Menotti (civico 11) e del progetto di un parcheggio al posto della sala. «Ha quaranta anni di storia, è un palcoscenico importante, Milano non può accettare che un luogo di cultura, arte, sperimentazione, ceda il passo alle macchine. Facciamo sentire la nostra voce, c’è una petizione online da firmare». Maugeri il teatro lo conosce bene, a metà ottobre era lì con lo spettacolo «Rock and resilienza» («recito, suono e canto: fra due mesi compio 51 anni, non suonavo il basso da venti, non è mai troppo tardi!»). La trattativa per il Menotti è in corso in queste settimane, la proprietà sta valutando la proposta economica del teatro, a fine anno arriverà la risposta. «La fase più delicata, ma non è tutto perduto, si può ancora sperare, schierarsi, farsi avanti». Coraggio, Milano. «Città che adoro, città delle mille possibilità, dei sogni che (ancora) si realizzano». Mentre saluta, chiede: «Posso esprimere un altro desiderio?». Avanti…«Nidi aziendali: meno sale riunioni, più posti dove le mamme e i papà possano, mentre lavorano, andare ad abbracciare i loro figli».