Corriere della Sera (Brescia)

Ficarra e Picone «Le rane, lezione tutta da ridere»

Ficarra e Picone «Aristofane papà di tutti i comici»

- di Nino Dolfo

Un testo senza data di scadenza, due comici di vaglia e un regista autorevole. Non è un’addizione, ma uno spartito per orchestra che esegue alla perfezione. Le rane, il capolavoro di Aristofane, con Salvo Ficarra e Valentino Picone, allestimen­to formato da Giorgio Barberi Squarotti, va in scena da domani al 16 dicembre (feriali ore 20.30; domenica ore 15.30) al Sociale per la stagione Sentieri teatrali del Ctb. La nuova edizione, dopo il successo riportato lo scorso anno al Teatro Greco di Siracusa, è prodotta da Inda-istituto nazionale del dramma antico con Teatro Biondo Palermo, Teatro Stabile di Napoli e Fattore Ksarà.

Nella commedia, di chiara ispirazion­e metateatra­le, Dioniso (Ficarra) si mette in viaggio con il suo servo Santia (Picone) per l’Oltretomba con l’intento di riportare in vita Euripide, poeta tragico per il quale lui — un dio — ha una vera e propria venerazion­e. Ma questi è impegnato in un furioso litigio con Eschilo per stabilire chi dei due sia il più grande. Dioniso si fa allora giudice e, contravven­endo alle proprie preferenze personali, finisce per dare la palma della vittoria ad Eschilo, che dovrà salvare Atene dalla situazione disastrosa in cui si trova. Eschilo accetta di tornare tra i vivi lasciando a Sofocle il trono alla destra di Plutone, a patto che non lo ceda mai e poi mai a Euripide. La discesa agli inferi di Dioniso e Santia diventa un viaggio nelle decadenza di una città, dove il teatro sembra agli sgoccioli e la politica e il vivere comune minato dagli interessi particolar­i. Si ride molto per le dispute che vede l’agone tra due concezioni del mondo (Aristofane amava la tradizione) e si riflette (per traslato, anche su questa nostra Italia) ancor di più.

Alle prese con la materia della comicità i duo comici palermitan­o si trovano come pesci nell’acqua. «Aristofane è modernissi­mo o forse è noi che siamo antichi — commenta Picone —. Fatto sta che la commedia è attualissi­ma, aderisce a tutti i tempi. Si allude a politici buffoni che ammiccano al popolo per continuare a ingannarlo, si invitano gli ateniesi a tornare a votare gli uomini migliori e non gli improvvisa­tori e i voltagabba­na, e a un certo punto uno dice: portate questo cappio a Demostene, ditegli che si impicchi perché cambia sempre partito. Aristofane è il papà di tutti i comici: battute feroci, ma anche scurrilità, tutto il repertorio è presente, una vera encicloped­ia per noi che facciamo questo mestiere».

Coppia rodata la vostra, che gioca sull’alternanza dei ruoli, come se Don Chisciotte e Sancho Panza si scambiasse­ro le parti per intesa cordiale.

«Vero. All’inizio io faccio il servo spalla e Ficarra è un dio gradasso. Poi la situazione si capovolge e sono io che lo prendo in giro e non gli risparmio nulla».

La commedia sembra dirci che non si può prescinder­e dalla cultura e dagli intellettu­ali.

«Certo, purché gli intellettu­ali — è Ficarra a rispondere — siano liberi. A proposito, fate attenzione al video finale con Pasolini che intervista Ezra Pound. La domanda è la stessa sempre: la cultura e i teatro ci salvano dai mala tempora?». Prevendite su vivaticket.it.

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