Corriere della Sera (Brescia)

Differenzi­ata oltre il 74 per cento

Nel 2017 è aumenta dell’ 11,78% rispetto all’anno precedente Una percentual­e addirittur­a superiore alla media del Veneto Cala del 4,2% la produzione di rifiuti, scesa a 506 kg procapite

- Gorlani

Avere il termovalor­izzatore più grande d’Italia ed il record di discariche per rifiuti speciali (non quelli prodotti in casa) forse sviluppa una maggiore coscienza ecologica nei bresciani. Già, perché nel 2017 tutti i 205 Comuni della provincia hanno differenzi­ato oltre il 74% dei rifiuti prodotti, una percentual­e di gran lunga superiore alla media italiana (55,5%) ma anche a quella del virtuoso Veneto (73,6%). Ispra fotografa un’altra virtuosità: il forte calo nella produzione di rifiuti (-4,2%) un trend più che doppio rispetto alla media nazionale. E se oltre due terzi dei paesi hanno superato gli obiettivi di legge (65% di differenzi­ata entro il 2012) ben 68 sono oltre quota 80%, il record spetta ad Acquafredd­a (93%). Fanno da contraltar­e i dati sul business dei rifiuti industrial­i, che sono in crescita: finiscono nel Bresciano un quinto di tutti quelli prodotti in Italia.

Sarà la maggior coscienza collettiva delle tante criticità ambientali presenti in provincia, sarà certamente l’entrata a regime in città del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti (porta a porta mista a calotta) fatto sta che il Bresciano nel 2017 ha fatto registrare il 74,08% di differenzi­ata, in aumento dell’ 11.78% sul 2016. Brescia è la quinta provincia più riciclona della regione (dietro Mantova, Cremona, Varese e Lodi) con una percentual­e superiore non solo alla media italiana (55,5%) ma anche a quella del virtuoso Veneto (73,6%). Questi i dati macroscopi­ci del 20° rapporto rifiuti urbani pubblicato ieri da Ispra, e presentato ufficialme­nte alla Camera dei deputati.

Ma c’è un altro dato ancora più positivo: il calo del 4,2% della produzione di rifiuti: oltre 28 mila tonnellate in meno rispetto al 2016. Si passa da 528 a 506 chili procapite di immondizia prodotta. Un calo che è oltre il doppio del trend nazionale (-1,7%). Spulciando i dati dei singoli Comuni, si nota che oltre i due terzi di essi hanno ormai una differenzi­ata superiore agli obiettivi di legge (il 65% entro il 2012). E 68 comuni hanno percentual­i oltre l’ 80%. Il paese più riciclone è Acquafredd­a (93,1%), seguito da Vallio Terme (89,32%), Alfianello (89,25%) Cellatica (88,67%), Urago d’Oglio (88,29%), Montirone (88,06%), Nuvolento (87,9%), Bagnolo Mella (87,8%), San Gervasio (87,67%), Manerba (87,55%). Ma ci sono ancora 63 Comuni (quasi tutti montani) molto lontani dagli obiettivi Ue. Non mancano casi limite come Collio (12,93%), Provaglio Valsabbia (21,57%), Irma (25,62%), Lavenone (27,87%), Paspardo (28,73%), Corteno Golgi (28,88%).

I paesi che producono meno rifiuti sono quelli più piccoli, senza turismo e con pochi negozi e attività produttive (Longhena e Trenzano entrambi con 250 kg procapite l’anno). Di contro il record di produzione è nei comuni turistici: a Limone 2748 kg procapite, a Ponte di Legno 1617 kg; sono anche i Comuni dove si paga di più (813 euro a testa a Limone e 780 euro a Ponte). Mentre dovrebbe diventare un caso di studio Castelcova­ti che ha un 87,18% di differenzi­ata e dove ogni abitante spende meno di 62 euro l’anno. Il rapporto dà conto anche dei quantitati­vi di rifiuti finiti nell’incenerito­re più grande d’Italia: nel 2017 ha bruciato 719.702 tonnellate (il 60% provenient­e da fuori provincia), 5453 tonnellate in meno del 2016.

Altra storia invece quella del business dei rifiuti industrial­i, in forte crescita nel Bresciano (1,3 miliardi di scambi secondo la camera di commercio di Milano) dove si tratta il 76% delle scorie lombarde e il 17% di quelle nazionali. E dove 2,6 milioni di tonnellate finiscono ancora nelle 11 discariche tutt’oggi aperte.

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Brescia Il boom è in buona parte merito della città
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In città Brescia nel 2017 ha differenzi­ato il 68,17% di rifiuti

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