Reflui con antibiotici e fanghi con metalli: ambiente stressato, rischi per gli abitanti
I risultati delle analisi fatte da Greenpeace nella Bassa e l’allarme del dottor Miserotti (Isde)
Nella Bassa ci sono migliaia di tonnellate di reflui zootecnici che finiscono nei campi come concime. Ma contengono antibiotici, utilizzati negli allevamenti intensivi. E anche i fanghi della depurazione civile contengono a loro volta antibiotici, oltre a metalli pesanti e altri inquinanti chimici. Una sommatoria di criticità «insostenibile». Che potrebbero avere avuto un ruolo non secondario nell’epidemia di polmoniti scoppiata a settembre .
Ne è convinto il dottor Giuseppe Miserotti, vicepresidente dell’associazione Isde dell’Italia del Nord (medici per l’Ambiente) Italia Nord. Ieri alla fondazione Micheletti ha tenuto un seminario sull’utilizzo di fanghi in agricoltura e il loro impatto sulla salute. La provincia di Brescia ha un record d’allevamenti intensivi (1,3 milioni di suini, 400 mila bovini, 5o milioni di polli e tacchini): non è un caso se nelle analisi fatte da Greenpeace su 29 corsi d’acqua di tutta Europa nel campione della Bassa sono stati trovati 11 diversi tipi di farmaci, 7 dei quali antibiotici: «Questo può fafronte vorire dei fenomeni di antibiotico resistenza» spiega Miserotti, che ricorda come il 70% degli antibiotici siano usati in zootecnia ma invita a calcolare anche il peso dei fanghi della depurazione civile. Fanghi che hanno anche tanti inquinanti chimici, come metalli pesanti e Pcb, normati per la prima volta dal recente decreto Genova: «un decreto emergenziale certo, ma i cui limiti sono troppo alti — aggiunge Miserotti —; il rischio è che queste sostanze finiscano nella catena alimentare. Molti metalli come il cadmio, il nichel, il cromo, sono presenti nei fanghi dei depuratori civili perché lì purtroppo finiscono anche scarichi industriali. Sono sostanze cancerogene, pericolose prevalentemente per bambini e donne in gravidanza. Siamo di ad un problema etico prima che medico». E ricorda come l’industriosa provincia, con i suoi tanti processi combustivi, «abbia già un inquinamento di fondo di diossine e Pcb». L’inquinamento «modifica la biologia del terreno, e l’equilibrio dei batteri, fondamentali per l’ecosistema. Gli effetti sono tutti da indagare». Miserotti auspica uno studio approfondito da parte di Istituto Superiore di Sanità, Ispra e Cnr che parta anche dal caso Brescia e arrivi ad una celere revisione della recente legge sui fanghi. Certo è già un passo avanti vietare il loro utilizzo nei 62 Comuni già ricchi di reflui (legge voluta da Rolfi): «Provvedimento utile ma non sufficiente. Avete un carico ambientale devastante».