Corriere della Sera (Brescia)

Reflui con antibiotic­i e fanghi con metalli: ambiente stressato, rischi per gli abitanti

I risultati delle analisi fatte da Greenpeace nella Bassa e l’allarme del dottor Miserotti (Isde)

- Pietro Gorlani

Nella Bassa ci sono migliaia di tonnellate di reflui zootecnici che finiscono nei campi come concime. Ma contengono antibiotic­i, utilizzati negli allevament­i intensivi. E anche i fanghi della depurazion­e civile contengono a loro volta antibiotic­i, oltre a metalli pesanti e altri inquinanti chimici. Una sommatoria di criticità «insostenib­ile». Che potrebbero avere avuto un ruolo non secondario nell’epidemia di polmoniti scoppiata a settembre .

Ne è convinto il dottor Giuseppe Miserotti, vicepresid­ente dell’associazio­ne Isde dell’Italia del Nord (medici per l’Ambiente) Italia Nord. Ieri alla fondazione Micheletti ha tenuto un seminario sull’utilizzo di fanghi in agricoltur­a e il loro impatto sulla salute. La provincia di Brescia ha un record d’allevament­i intensivi (1,3 milioni di suini, 400 mila bovini, 5o milioni di polli e tacchini): non è un caso se nelle analisi fatte da Greenpeace su 29 corsi d’acqua di tutta Europa nel campione della Bassa sono stati trovati 11 diversi tipi di farmaci, 7 dei quali antibiotic­i: «Questo può fafronte vorire dei fenomeni di antibiotic­o resistenza» spiega Miserotti, che ricorda come il 70% degli antibiotic­i siano usati in zootecnia ma invita a calcolare anche il peso dei fanghi della depurazion­e civile. Fanghi che hanno anche tanti inquinanti chimici, come metalli pesanti e Pcb, normati per la prima volta dal recente decreto Genova: «un decreto emergenzia­le certo, ma i cui limiti sono troppo alti — aggiunge Miserotti —; il rischio è che queste sostanze finiscano nella catena alimentare. Molti metalli come il cadmio, il nichel, il cromo, sono presenti nei fanghi dei depuratori civili perché lì purtroppo finiscono anche scarichi industrial­i. Sono sostanze cancerogen­e, pericolose prevalente­mente per bambini e donne in gravidanza. Siamo di ad un problema etico prima che medico». E ricorda come l’industrios­a provincia, con i suoi tanti processi combustivi, «abbia già un inquinamen­to di fondo di diossine e Pcb». L’inquinamen­to «modifica la biologia del terreno, e l’equilibrio dei batteri, fondamenta­li per l’ecosistema. Gli effetti sono tutti da indagare». Miserotti auspica uno studio approfondi­to da parte di Istituto Superiore di Sanità, Ispra e Cnr che parta anche dal caso Brescia e arrivi ad una celere revisione della recente legge sui fanghi. Certo è già un passo avanti vietare il loro utilizzo nei 62 Comuni già ricchi di reflui (legge voluta da Rolfi): «Provvedime­nto utile ma non sufficient­e. Avete un carico ambientale devastante».

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