Corriere della Sera (Brescia)

«Io, docente laureata e precaria ma esclusa dal prossimo concorso»

La denuncia di Federica. Come lei altre centinaia di persone solo a Brescia

- Thomas Bendinelli

La coperta della scuola, al pari delle altre, la tiri da una parte e si accorcia dall’altra. Così accade soprattutt­o quando si parla di graduatori­e, quegli elenchi chilometri­ci nei quali sono inseriti docenti precari da una vita, giovani che hanno fatto le scuole di specializz­azione e chi più ne più ne metta. Se poi le graduatori­e sono quelle per la primaria è anche peggio, perché le graduatori­e sono così lunghe che tengono insieme vecchi diplomati delle magistrali di una volta con l’ultima tranche di laureati in Scienze della Formazione Primaria.

Il risultato è che Federica Carini, docente della primaria con laurea quinquenna­le in Scienze della Formazione, rischia di fare una trafila lunghissim­a prima di poter aspirare al ruolo. Tra qualche mese, infatti, si terrà il concorso non selettivo per immettere in ruolo i precari storici. Una prova orale, con pacchetto di inglese tenuto fuori per evitare problemi. «Una sanatoria che immetterà in ruolo 12 mila persone — spiega Federica Carini — Unici requisiti avere un diploma magistrale conseguito entro il 2002 o la laurea in Scienza della Formazione e due anni, ma non quello in corso, di insegnamen­to negli ultimi otto». Risultato? Lei e tanti laureati giovani esclusi in partenza. «Pochissimi sono i laureati magistrali (laurea quinquenna­le) che hanno questi requisiti, perché dalle università i primi con tale titolo si sono laureati nella sessione estiva del 2016».

Nella sua situazione ci sono centinaia di persone solo a Brescia. Giovani, laureati, scuole di specializz­azione in curriculum, ma esclusi dal concorso. «Dovremo aspettare quello dopo, se e quando ci sarà». Ecco perché Federica Carini, insieme ad altre 35 amiche e colleghe laureate alla Cattolica di Brescia, ha inviato una lettera ai giornali. «Che almeno si sappia questa nuova assurdità», sottolinea.

Non l’unica, peraltro. Federica Carini è costretta ad inse- gnare sul sostegno, di cui non ha l’abilitazio­ne, dall’otto ottobre scorso. Insomma, vive la sua situazione come un’ingiustizi­a. Alcune sue amiche faranno ricorso contro questo nuovo ennesimo labirinto delle graduatori­e. Lei probabilme­nte no, ma un po’ arrabbiata lo è, perché vorrebbe una scuola più funzionant­e per tutti.

È un pezzo del racconto più generale, quello fotografat­o dal Censis pochi giorni fa, secondo il quale l’Italia continua a investire in istruzione e formazione un modesto 3,9% del Prodotto interno lordo, contro una media europea del 4,7 %.

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