Terrorismo Scarcerato il bresciano
Agevolò il viaggio in Lussemburgo di una connazionale: «Volevo solo aiutarla»
Di nuovo libero. Nella casa di Ome in cui vive con la moglie e il figlio piccolo, e dove è arrivato da Palermo, meno di un anno fa, dopo aver trovato lavoro come operaio in una fabbrica del paese. Origini tunisine, 28 anni, Hassen Fadhaloui ha lasciato il carcere di Canton Mombello su disposizione del gip, Lorenzo Benini, che ha rigettato la richiesta di convalida del fermo a suo carico per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E tolto l’aggravante del profitto, oltre ad aver sancito l’incompetenza territoriale di Brescia.
Finito al centro di una maxi inchiesta condotta dalla procura di Palermo, era stato fermato l’altro ieri dai carabinieri del Ros: 15 indagati a vario titolo anche per istigazione al terrorismo, estorsione, contrabbando di tabacchi. «Ma io non c’entro nulla» ha ribadito al giudice, assistito dagli avvocati Marino Colosio e Francesca Scagliola, che hanno scandagliato oltre cinquecento pagine di decreto in meno di 24 ore. Hassen ha deciso di parlare «e ha chiarito la sua posizione» in meno di un’ora. «Nessuna finalità terroristica, figuriamoci» ha ribadito più volte. Piuttosto, dicono i legali, di carattere «umanitario».
È accusato di aver aiutato una connazionale a partire da Palermo per raggiungere il Lussemburgo, di averle dato una sim e ospitalità. Tutti punti che lui ha voluto chiarire uno alla volta, con una premessa: «Io volevo soltanto aiutarla». «L’ho conosciuta in una kebaberia di Palermo. Quando l’ho vista la prima volta stava piangendo». A quel punto il titolare del locale gli avrebbe spiegato che si trattava di una ragazza tunisina, ospite di un centro di accoglienza a Palermo e già identificata: «Ma io lì non ci voglio più tornare», si sarebbe sfogata. «So bene cosa significhi stare là dentro, ci sono passato anch’io», ha detto Hessen, che a quel punto decise di aiutarla ad andarsene. I soldi se li sarebbe fatti spedire dai parenti di lei, che è vero, «ho ospitato per una notte a casa mia». E quel «telefonino usato, con dentro una scheda italiana» gliel’avrebbe dato «proprio perché riuscisse a contattare la sua famiglia per informarla che sarebbe partita». Direzione Lussemburgo, a bordo di un Flixbus. «Volevo solo darle una mano, non ho nulla a che fare con queste accuse». Nonostante la richiesta di convalida del fermo — e custodia cautelare in carcere — di due pm di Palermo, Hassen è tornato a casa.