Lunga vita allo «psich»
I Go!Zilla stasera sul palco del Lio con il terzo disco
Esiste una scena underground in Italia? Sono in molti a sostenere di no. Luca Landi, il frontman dei Go!Zilla, è più ottimista: «L’underground c’è, c’è sempre stato e ci sarà sempre. Anzi, in quell’ambito ci sono anche band che magari non faranno mai gli stadi, ma che comunque suonano ovunque e hanno un pubblico attento e appassionato». È un po’ la storia dei suoi Go!Zilla, band tra garage punk e psichedelia con testi in inglese attesa stasera al Lio bar (ore 22, ingresso gratuito), ennesima tappa di un tour che dalla seconda metà di gennaio approderà fuori dai confini con date in Francia, Germania, Belgio. Il tutto a sostegno del nuovo disco Modern jungle’s prisoners, terzo album del gruppo nato a Firenze nel 2012 e diventato da poco un quintetto. «Abbiamo aggiunto il basso e cercato di spingerci in nuovi territori rifacendoci in parte a band inglesi e americane che abbiamo ascoltato molto negli ultimi anni — per esempio, i londinesi Fat White Family —, in parte a colonne sonore e compositori che amiamo, tra cui Piero Umiliani». Tale approccio ha portato il cantante, chitarrista, songwriter e i suoi soci ad arricchire le atmosfere lisergiche dei nuovi brani con inserti tribaleggianti, e al tempo stesso a riservare più spazio alla melodia, come si evince ascoltando il singolo Hailing It’s Hailing, lanciato due giorni fa con un video diretto da Erika Errante, ispirato al film Il pasto nudo di David Cronenberg. Il tutto in un disco pubblicato dall’etichetta francese Teenage Menopause Rds, che — spiega Landi — «parla di questa giungla che è oggi la realtà che ci circonda, condizionata com’è da Internet e da quei social che hanno distrutto qualsiasi idea di socialismo umano». Biglietto da visita dell’album, un’immagine di copertina scattata nel 1983 dal celebre fotografo tedesco Thomas Hoepker: il soggetto è un murale raffigurante una foresta, incastonato tra i palazzi del South Bronx, a New York. «L’abbiamo scovata su Internet», confida Landi, a capo anche dell’agenzia di concerti Zuma Bookings e dell’etichetta Annibale Records. «Negli Stati Uniti è già da un po’ di anni, dal 2005 circa, che c’è una vivace corrente new garage che mescola psichedelia e rock’n’roll. Se sono arrivato a questa musica devo ringraziare il cantante di una mia vecchia band in cui suonavo la chitarra. Ci chiamavamo I Riviera e facevamo beat italiano: ho cambiato decisamente genere».