Nuove procedure «Regole più rigide contro i germi»
Il direttore sanitario: «Vietato portare abitini da casa»
"Fagandini L’obiettivo è evitare che chi arriva da fuori porti agenti patogeni
I germi delle infezioni arrivano anche dall’esterno, con i parenti, i familiari e gli stessi operatori della sanità. Tutti inconsapevoli di essere veicoli potenziali di contagio. L’importante è limitare il più possibile il passaggio dei germi. Non a caso l’ospedale Civile ha incrementato il livello di guardia, cambiando alcune procedure igienico-sanitarie per accedere al reparto di Neonatologia e Terapia intensiva. Per esempio, nella lavanderia che fa da filtro per il percorso di ingresso, i genitori si devono lavare le mani: non più girando le manopole dei rubinetti, che sono state eliminate, ma azionando un pedale che evita di toccare la superficie cromata. Meno contatto, meno contagio. È lo stesso principio che tra poco porterà il reparto diretto da Gaetano Chirico a sostituire anche la maniglia della porta con un sistema di apertura a fotocellule. «L’obiettivo è fare il possibile per evitare che chi viene dall’esterno porti nel reparto degli agenti patogeni» spiega il direttore sanitario del Civile, Frida Fagandini.
Un focus è stato fatto con i genitori, che non sono esperti del settore e potrebbero non accorgersi di certe sviste: infermieri e operatori sociosanitari «hanno incrementato il livello di formazione e informazione» nei confronti dei parenti dei piccoli ricoverati. Ma le regole sul rispetto del lavaggio continuo delle mani valgono anche per camici bianchi e sanitari: «Da parte nostra — dice Fagandini — c’è un monitoraggio a ciclo continuo di questa pratica, lo raccomanda l’Oms».
Dopo l’infezione da Serratia Marcescens che in estate ha colpito la Terapia intensiva neonatale — dieci i bimbi contagiati, di cui uno deceduto — nel reparto che accoglie i prematuri sono cambiate alcune pratiche di prevenzione. Prima, ai genitori era concesso portare alcuni vestitini ai bimbi, ora invece «tutto viene lavato e sterilizzato in ospedale». Il direttore sanitario assicura che al Civile «ogni processo è stato analizzato, per capire dove migliorare». In certi casi non c’era nulla da cambiare: si pensi ai tubicini e ai drenaggi, che sono sterili e venivano sempre preparati in «condizioni di sterilità». Altrove sono stati adottati accorgimenti, come «l’osservazione» dichiarata e non degli operatori sanitari durante la pulizia delle mani.
Certo, le infezioni in corsia si possono prendere, visto che l’ospedale non è una struttura 100% sterile. E nonostante esista una «continua disinfezione delle stanze», con divieti specifici di ingresso in certi ambienti, non va dimenticato che i pazienti stessi possono arrivare in reparto o in Pronto soccorso con un’infezione. Ma anche il neonato può finire per essere «colonizzato» da germi «al momento della nascita». E tanto più il bimbo è prematuro, minori sono le sue difese immunitarie. Come insegna purtroppo il caso di Marco, il piccolo prematuro che nei giorni scorsi ha dovuto fare i conti prima con uno pneumotorace e poi con uno choc settico che lo ha portato al decesso. Ma la mortalità non è rara: nei prematuri che pesano meno di un chilo e mezzo, il 12% non ce la fa.