Corriere della Sera (Brescia)

I Comuni congelano le loro tasse

Montichiar­i, Lumezzane e molti altri non ritoccano l’addizional­e Irpef, a Brescia Imu invariata

- Di Pietro Gorlani

La Finanziari­a prevede la possibilit­à di ritoccare all’insù le tasse locali ma i principali Comuni della provincia — soprattutt­o quelli che vanno al voto in primavera — non aumenteran­no né l’addizional­e Irpef né l’Imu.

È stato un decennio molto difficile per gli enti locali, iniziato con la grand» crisi del 2009 alla quale hanno fatto seguito continui tagli ai trasferime­nti statali. E sempre più Comuni bresciani — per non ridurre servizi sociali e scolastici — si sono visti costretti ad introdurre l’addizional­e comunale Irpef. Una tassa sul reddito delle persone fisiche, calcolata in millesimi che arriva fino allo 0,8 per mille (dai 20 ai 30 euro per lavoratore l’anno) ed in grado di garantire risorse economiche vitali. Basta guardare i numeri forniti dal ministero dell’Economia: nel 2009 erano 118 i Comuni che l’applicavan­o, sono saliti a 165 nel 2005; 47 paesi in più.

La maggior parte delle addizional­i è stata decisa tra il 2009 ed il 2012, anni in cui la brusca frenata dell’edilizia (ma anche del comparto artigianal­e-industrial­e) non garantiva più gli oneri urbanistic­i di un tempo, incamerati — questo è indubbio — anche a spese del territorio, che nei dieci anni precedenti era stato soggetto ad una cementific­azione selvaggia. Anche il comune di Brescia, con la giunta Paroli, nel 2011 è stato costretto ad introdurre l’addizional­e Irpef allo 0,20 per mille, triplicand­ola l’anno successivo (0,55). Del Bono, trovandosi un bilancio in rosso per 33 milioni e dividendi A2A ridotti all’osso, nel 2013 la innalzò ulteriorme­nte (allo 0,80) introducen­do però un’esenzione per i redditi bassi (12 mila euro, 13 mila l’anno successivo). Una clausola tesa a tutelare le fasce più deboli della popolazion­e, adottata da molti altri comuni della provincia, che hanno introdotto anche scaglioni progressiv­i: più uno guadagna e più paga. È il caso di Montichiar­i, che nel 2014 inserisce un’addizional­e con tetto massimo allo 0,6 e con tetti diversi così hanno fatto altri (da Bedizzole a Berzo Demo, passando per Desenzano). Altri municipi hanno preferito un’aliquota unica (come Adro o Lumezzane). Se il balzello è apparso ormai in 165 Comuni, si contano sulle dita di una mano i paesi nei quali è diminuito negli anni (Lonato, Mazzano, Orzinuovi, ad esempio).

Oggi sono rimasti quaranta i paesi dove non si applica l’addizional­e Irpef. Qualcuno perché ha potuto contare sulle entrate extra derivanti dal settore turistico (Limone, Gargnano, Sirmione, Tremosine, Moniga, Ponte di Legno). Altri piccoli municipi (da Anfo a Irma, da Lograto a Roccafranc­a, da Trenzano a Pavone Mella) sono riusciti a fare le nozze con i fichi secchi, stringendo e ottimizzan­do le spese. Nessuno di loro, per l’anno che verrà, è intenziona­to ad introdurre il nuovo balzello. Una linea di indirizzo che viene ben sintetizza­ta da Gabriele Zanni, presidente dell’associazio­ne comuni bresciani: «La pressione fiscale è già elevata, meglio cercare di ottimizzar­e il recupero delle tasse inevase», strada che molti Comuni hanno imboccato . (p.gor.)

 ??  ?? Le scelte della Loggia Introdotta da Paroli nel 2011 che la triplicò l’anno dopo, venne portata al massimo da Del Bono nel 2013
Le scelte della Loggia Introdotta da Paroli nel 2011 che la triplicò l’anno dopo, venne portata al massimo da Del Bono nel 2013

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy