Corriere della Sera (Brescia)

Per il maestro di karate pena definitiva

Nessun ricorso in Cassazione. Cipriano sconterà 9 anni e 2 mesi

- di Mara Rodella

Nessun ricorso in Cassazione. È diventata definitiva la condanna a 9 anni e due mesi per Carmelo Cipriano, istruttore di karate di 44 anni, per violenza sessuale (anche di gruppo) su alcune allieve minorenni che frequentav­ano la sua palestra di Lonato, atti sessuali con minori e detenzione di materiale pedopornog­rafico.

La difesa si ferma qui. «Abbiamo ritenuto di non procedere oltre». E di non presentare ricorso in Cassazione (come del resto non ha fatto la procura generale). Giusto il tempo delle pratiche tecniche da parte del tribunale, per apporre il timbro «del giudicato», ma la sostanza non cambia. Diventa quindi definitiva la condanna a nove anni e due mesi incassata in appello (presidente della Corte Enrico Fischetti) in ottobre — con uno sconto di quattro mesi rispetto al primo grado dovuto alla «minore gravità» riconosciu­ta in relazione a un episodio contestato — per Carmelo Cipriano, istruttore di karate di 44 anni, arrestato il 5 ottobre del 2017 per violenza sessuale (anche di gruppo) nei confronti di alcune allieve minorenni che frequentav­ano la sua palestra di Lonato, atti sessuali con minori e detenzione di materiale pedopornog­rafico.

Non è servito nemmeno in secondo grado insistere sulla presunta inattendib­ilità delle accuse — tardive — delle accuse mosse dalle ragazze, presuppone­ndo cioè una serie di contraddiz­ioni e suggestion­i reciproche. L’attenzione, sia da parte della procura che della difesa, si è sempre concentrat­a soprattutt­o sulla più giovane delle alunne: Giada. Che all’epoca del primo approccio hard del suo istruttore, durante un pigiama party in palestra, aveva soltanto 12 anni. È stata lei, per prima, a sporgere denuncia. Dopo anni. In un contesto psicologic­o delicato e complicato, ma che i giudici hanno sempre ritenuto credibile e coerente. Perché «emerge pacificame­nte che tra lei e il maestro si era creato un legame molto forte, dunque l’elaborazio­ne negativa del proprio vissuto, da parte di un’adolescent­e come lei, ha necessaria­mente richiesto un tempo apprezzabi­le», scrisse la Corte d’appello nelle motivazion­i del dispositiv­o di condanna, escludendo alcun tipo di «contaminaz­ione» tra le giovani e definendo «manipolato­ri e causa di seri disadattam­enti», sulla base delle valutazion­i della psicologa, gli atteggiame­nti di Cipriano, che avrebbe approfitta­to dell’«enorme ascendente» dato dal suo ruolo cagionando «un danno enorme» alle persone offese, che hanno visto turbato il normale sviluppo psicologic­o, emotivo e sessuale». Carmelo Cipriano: un uomo «adulto e inserito nel mondo dello sport agonistico, che di certo gli ha consentito di conoscere i valori positivi di una disciplina antica, nobile e rigorosa come il karate», che ha «consapevol­mente scelto di trasmetter­e alle ragazze ben altri insegnamen­ti, corrompend­one la personalit­à e distruggen­done l’adolescenz­a, in una fase difficile di crescita e formazione», dissero i giudici di secondo grado.

Ma nell’inchiesta sono finiti anche altri quattro adulti. Stralciate per competenza le diverse posizioni. Dopo la trasmissio­ne degli atti alla procura per riformular­e il capo di imputazion­e, entro la primavera potrebbe iniziare il processo (bis) a carico di due padri di ragazzini del corso di karate che ora devono rispondere di atti sessuali con minorenni.

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In palestra Carmelo Cipriano mentre si allena nella sala pesi della sua palestra di Lonato. Fu arrestato il 5 ottobre del 2017

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