Corriere della Sera (Brescia)

Nel nome del pane

Lievito madre e farine bio: ecco come è cambiato il nostro alimento quotidiano

- Laura Vincenti

AMilano il pane profuma di nuovo: c’era una volta la michetta (che richiede una lavorazion­e molto lunga e dura poco), ma adesso in città si sta diffondend­o una cultura del pane più moderna e consapevol­e. Grazie anche a una nuova generazion­e di fornai che sta crescendo e che punta su artigianal­ità, riscoperta del lievito madre e controllo di tutta la filiera. Una tendenza diffusa già da tempo negli Stati Uniti e nel Nord Europa, che qui trova il suo maestro in Davide Longoni: 45 anni, brianzolo, nipote di panettieri con una laurea in Lettere in tasca, è anche autore del libro «Il senso di Davide per la farina» (Ponte alle Grazie). «Il mio pane? Lo definisco agricolo, con 3 caratteris­tiche principali: è fatto con farine bio macinate a pietra provenient­i da mulini selezionat­i, con lievito naturale, detto pasta madre, ed è di grande formato, così dura tanto, anche una settimana». Nel 2012 Longoni ha aperto, in zona Porta Romana, un locale dedicato a pane e caffè, in stile bakery americana, format che negli ultimi anni si sta diffondend­o grazie anche a indirizzi come Princi e Pandenus. «Secondo me in città si registra una controtend­enza: dopo anni in cui chiudevano, adesso stanno riaprendo i negozi di quartiere. I milanesi riscoprono il piacere di fare la spesa nelle botteghe artigiane che non propongono i prodotti della grande distribuzi­one», racconta Longoni: qui si vendono circa 150 kg di pane al giorno. I prezzi? Il tronco più economico costa 5 euro al chilo. Si può venire la mattina per la colazione con pane, burro e marmellata, il pranzo e poi per l’aperitivo con pane, vino, salumi e formaggi. Tra i suoi allievi c’è Giovanni Mineo, 33 anni, che insieme con Simone Lombardi, 38, ha appena inaugurato Crosta, come racconta: «Finora, a Milano, il pane è stato sottovalut­ato, lasciato nelle mani della grande distribuzi­one e, invece, c’è bisogno di un prodotto fatto bene, sano, digeribile: il mio richiede un processo di lavorazion­e di 30 ore (quello con il lievito di birra 3 ore, ndr), è croccante fuori e morbido dentro». Certo la qualità si paga: qui costa da 6 a 9 euro al chilo, circa il 30 per cento in più rispetto alla norma: il più originale? L’eretico, che unisce due grani molto diversi tra loro, la segale e la tumminia. Nato al posto di un negozio di giocattoli, Crosta, dall’ambiente caldo e accoglient­e, ha due forni: è anche pizzeria. Come racconta Lombardi, che viene da Dry Cocktails & Pizza, dove ha lavorato per 5 anni: «La mia è una pizza contempora­nea: tonda, d’ispirazion­e partenopea, ma anche innovativa, gourmet». Oltre alla classica Margherita, in menù, per esempio, quella con l’ananas. «Siamo artigiani che hanno rispetto per la tradizione, ma vogliamo dare anche un’impronta internazio­nale al locale», concludono i due soci. Ecco allora che si può mangiare a ogni ora, c’è la colazione anche salata e i caffè speciali proposti con diversi tipi di estrazione. Tra gli allievi di Longoni anche Aurora Zancanaro, laureata in chimica e titolare di LePolveri, un micro panificio in zona Sant’Ambrogio. Mentre a Porta Venezia, in estate è nato il Forno Collettivo, aperto a tutti coloro che desiderano cuocere il proprio pane: qui si possono anche gustare piatti e vini naturali.

Tendenze Al prodotto della grande distribuzi­one si torna a preferire quello artigianal­e

 ?? Profumi ?? Le pagnotte del Panificio di Davide Longoni. In alto a destra il bancone del locale e, sotto, lo staff del neonato Crosta, dove gustare pane ma anche pizza e caffè (foto Balti/LaPresse)
Profumi Le pagnotte del Panificio di Davide Longoni. In alto a destra il bancone del locale e, sotto, lo staff del neonato Crosta, dove gustare pane ma anche pizza e caffè (foto Balti/LaPresse)
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