Fiume Mella invaso dalla plastica
È il frutto dell’ultima piena di ottobre, che ha disseminato sugli argini sacchetti e bottiglie
La piena record del 29 ottobre ha trasformato le sponde del Mella in discarica: l’immondizia disseminata nell’ambiente e nei suoi affluenti è rimasta incastrata tra gli alberi. Dovrebbe intervenire l’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) ma tra Azzano e Capriano del Colle, una delle zone più deturpate, saranno i Comuni ad appaltare le operazioni di ripulitura. La massiccia presenza di rifiuti è solo l’aspetto macroscopico dell’inquinamento del Mella. Arpa anche nel 2017 ha riscontrato nelle sue acque la presenza di metalli pesanti, solventi e pesticidi. E non giova il blocco da parte del Tar della realizzazione del depuratore di Valtrompia.
Ci si scandalizza giustamente per le microplastiche che soffocano i nostri mari. Da dove arriveranno mai? Le fotografie del fiume Mella in queste settimane forniscono la risposta eloquente. Parlano più di un trattato ecologista.
Le sue sponde, soprattutto nella Bassa, sono diventate una discarica di rifiuti urbani (e non solo). «Colpa» della piena record del 29 ottobre, quando il fiume si è gonfiato all’inverosimile per le piogge eccezionali (frutto dei cambiamenti climatici) che hanno convogliato anche i suoi affluenti. E l’hanno riempito d’acqua. E di rifiuti abbandonati nell’ambiente. Una volta tornato al normale deflusso il le sue sponde si erano trasformate in una discarica a cielo aperto. Tra Capriano del Colle e Azzano Mella (ma si potevano scegliere anche paesi più a sud) gli alberi lungo le rive sono diventati mostruosi alberi di un Natale: Robinie e platani addobbati con sacchetti della spesa, bottigliette d’acqua, flaconi di detergenti. Tutti di plastica, logicamente. E poi biberon, uno pneumatico d’auto (invernale), un pallone sgonfio, i pantaloni di una tutta da ginnastica, confezioni di medicinali. Simboli dell’inciviltà quotidiana, fatta d’abbandono di sacchetti d’immondizia lungo le strade e nei fossi, fatta di lancio di lattine e pacchetti di sigaretta dalle macchine in corsa.
«Gestiamo centinaia di chilometri di fossi e canali — spiega Cesare Dioni, direttore del Consorzio Oglio-Mella, che gestisce le relative quote d’acqua per l’irrigazione — e dentro ci troviamo sempre più immondizia. Servirebbero multe molto severe per chi li abbandona, anche se è molto difficile rintracciare i responsabili». Le cronache volte riportano storie epiche di qualche agente di polizia locale che con sprezzo della puzza ha aperto sacchetti di pattume alla ricerca di scontrini per risalire al colpevole (multato).
Ma l’esiguità della loro efficacia non è un valido deterrente per fare rientrare il fenomeno, aumentato con la diffusione della raccolta differenziata e la sparizione dei cassonetti dell’immondizia accessibili a chiunque. Ma tornando al Mella, chi dovrebbe ripulirlo ora? La pulizia idraulica spetta all’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) che non ha uomini e mezzi e sufficienti per intervenire in tempi rapidi lungo tutto il bacino del principale fiume italiano. Ma lo stato di degrado del Mella — almeno per il tratto compreso tra Capriano ed Azzano — non è passato inosservato nemmeno agli amministratori locali, che già tre settimane dopo la grande piena, una volta fatta la conta dei danni, hanno chiesto l’autorizzazione ad Aipo a poter intervenire al più presto. «Per quanto riguarda Azzano Mella è in corso di affidamento l’incarico ad una ditta specializzata per la pulizia dell’alveo e delle sponde in sinergia con il comune di Capriano del Colle al fine di evitare danni in caso di future piene» spiega il sindaco Angela Pizzamiglio, che continua: «L’intervento verrà effettuato nei prossimi mesi e non avrà costi per la collettività in quanto la ditta ricaverà utile dalla legna recuperata. Si è potuto agire in tempi brevi grazie anche al contributo dell’Aipo». Certo non si poteva aspettare l’iniziativa Puliamo il Mondo che Legambiente organizza ogni settembre.
Resta comunque il problema di liberare il greto del fiume da sabbia e ghiaia. Sabbia più fine di quella di Lignano Sabbiadoro ma che se analizzata dal punto di vista chimico probabilmente dovrebbe finire in discarica visti i potenziali quantitativi di inquinanti che può aver intercettato negli anni. Il Mella infatti è ancora ricettacolo degli scarichi di tutta la Valtrompia (85mila abitanti e 3800 aziende) che ad oggi non ha ancora un depuratore: i lavori avrebbero dovuto partire a gennaio ma una sentenza del Tar ha bloccato tutto. Hai voglia a raggiungere lo stato chimico «Buono» entro il 2021, come previsto da una deroga agli obiettivi europei, fissati e non raggiunti per il 2015. L’elenco delle sostanze chimiche ritrovate annualmente dall’Arpa lungo nell’acqua del fiume è sconfinato: si va dai metalli pesanti (cromo, zinco, cadmio ai solventi clorurati (tetraclorometano) ai pesticidi (glifosato, terbutilazina, metaclor) utilizzati nell’agricoltura intensiva. Ma si troverebbero ancora i Pcb e le diossine della Caffaro, visto che il Mella ha fatto da barriera idraulica a lla contaminazione, arrivata fino a Capriano.
Certo sulle sue acque non galleggiano più le carcasse dei maiali morti di cui si disfacevano gli allevamenti negli anni Ottanta e Novanta. E le sue sponde non sono più utilizzate per interrare scorie d’acciaieria e rifiuti urbani. Ma la strada per il suo risanamento è ancora lunga, come il suo corso: una lacrima avvelenata di 96 chilometri.