Consigli di quartiere, adesso i 31 presidenti Il sindaco: «Pianificazione più condivisa»
Tra il 23 ed 29 gennaio la scelta delle figure di riferimento delle diverse assise
Tra partecipazione e amministrazione i consigli di quartiere si apprestano ad entrare nella fase operativa. Dopo il voto di dicembre dei cittadini (poco più del 10% l’affluenza), tra il 23 e il 29 gennaio i consiglieri eletti voteranno i 31 nuovi presidenti di quartiere. Da qui ad allora ci saranno incontri formativi su bilancio, struttura dei servizi sociali, funzionamento delle gare e appalti pubblici, regolamento di polizia urbana. Incontri tecnici di carattere divulgativo, è stato spiegato nell’auditorium San Barnaba durante il primo incontro conoscitivo post voto tra Amministrazione e 230 eletti, di cui una discreta fetta era presente. Veterani, come Maurizio Frassi, confermato al consiglio di quartiere San Polo parco, convinto del fatto «che si debba lavorare per cerare comunità, e quindi non basti occuparsi di bisogni ma anche di sogni». O neofiti come Giuseppe Santoro, eletto a San Bartolomeo, consapevole di vivere «in un quartiere complesso non solo sotto il profilo ambientale per la presenza della Ori Martin, ma anche sotto il profilo sociale».
Il tema, infine, è come creare coesione in una città estesa e abitata da tante differenze. Sociali, culturali, ambientali, lavorative. Per cui sì, van bene i promemoria dell’assessore Alessandro Cantoni su delibere e patrocini, van bene le conoscenze e il percorso formativo illustrato dal direttore generale Giandomenico Brambilla, ma poi resta il tema della coesione e della complessità nella gestione della città.
Il sindaco ha ricordato l’unicità di un’esperienza come quella bresciana dei consigli di quartiere (altrove, dove sono state tolte le circoscrizioni, non c’è altro), ha sottolineato la scelta controcorrente in anni dove la legislazione ha ridotto gli spazi di partecipazione (togliendo le circoscrizioni, diminuendo il numero di consiglieri e assessori) «in nome della democrazia decidente». Che deve esserci, ma non è sufficiente per entrare in sintonia con i cittadini. «I consigli di quartiere servono — ha detto Del Bono — non solo per i lampioni ma anche per le scelte di pianificazione». Servono per creare canali di dialogo. Nella consapevolezza che «occorre mediare tra soluzioni diverse». Che poi bastino i consigli di quartiere per contrastare l’onda decisionista che avanza a livello nazionale, è altro discorso. Intanto però ci sono e — questa è la sensazione che è trapelata — possono servire a creare un po’ di coesione.