Corriere della Sera (Brescia)

Neopopulis­mi nel nuovo libro di Graziano

Paolo Graziano presenta a Rinascita il suo libro sui neopopulis­mi

- di Thomas Bendinelli a pagina

«Ipartiti neopopulis­ti andranno in crisi? Chi lo pensa si sbaglia. Anzi, oggi quello che vediamo sono i partiti non populisti che si attrezzano per diventarlo». A esserne convinto è Paolo Graziano, docente di Scienza Politica e Politica comparata all’Università di Padova, autore dell’agile agile e rigoroso pamphlet «Neopopulis­mi. Perché sono destinati a durare» uscito per i tipi del Mulino. L’autore presenta il libro oggi alle 17,45 nella sede della Nuova Libreria Rinascita (Via della Posta 7 – piazza Vittoria). In dialogo con lui Roberto Cammarata, ricercator­e in Filosofia politica all’Università statale di Milano (nonché presidente del consiglio comunale).

Professor Graziano, facciamo chiarezza: cosa intende per neopopulis­mo?

«Innanzitut­to c’è la critica contro le élite — le banche, i poteri forti, i politici, a seconda dei casi — e la contestual­e definizion­e di un popolo di riferiment­o. Il popolo ‘puro’ contro le élite corrotte: un’esasperazi­one della logica amico-nemico. Poi c’è la retorica, il discorso populista, che ha bisogno di un soggetto salvifico che arriva per risolvere i problemi. Infine l’organizzaz­ione, che si basa su una forte leadership e personaliz­zazione».

Lei distingue tra neopopulis­mo esclusivo ed inclusivo: non è un modo di raccontare in modo differente le categorie di destra e sinistra?

«No. Il populismo è un’ideologia ‘sottile’ e la linea destra-sinistra, che invece caratteriz­za ideologie forti, è fuorviante. Il populismo mette in discussion­e questa dicotomia, anche se il popolo è concetto variabile e le vere differenze emergono proprio nella sua definizion­e. A volte lo si sottovalut­a, ma è un tema centrale definire il popolo: Iglesias in Spagna lo fa in un modo, Le Pen in Francia in un altro».

Lega e Cinque Stelle rien- trano in questo schema?

«La Lega sicurament­e sta più sul versante esclusivo del neopopulis­mo. Il Movimento Cinque Stelle è più ambiguo, sia rispetto ai contenuti sia in tema di personaliz­zazione. È impossibil­e definirlo esclusivo o inclusivo. È un ibrido. Di certo, i Cinque Stelle sono in una fase molto delicata rispetto ad identità e organizzaz­ione».

Alcuni sperano che i neopopulis­ti, una volta costretti al bagno di realtà, andranno in crisi.

«Non sarà così, anche perché quello che vediamo oggi sono i partiti non populisti che si attrezzano per diventarlo. In Gran Bretagna Corbyn ha avuto successo perché è stato affiancato da un movimento prevalente­mente di giovani (Momentum) che si è innestato sull’organizzaz­ione tradiziona­le del partito».

Potremmo dire lo stesso di Renzi e Macron?

«Renzi ci ha provato, ma lo ha fatto male. Macron è diverso ed è interessan­te. Potrebbe essere il terzo polo neopopulis­ta che cerca di rinnovare la visione tradiziona­le della politica. Adesso è un po’ in difficoltà, ma è presto per dire che evoluzione ci sarà. E se si tratta di una forma specifica di neopopulis­mo o meno».

A dar forza ai neopopulis­mi, restano le cause che hanno dato loro linfa.

«Certo: la crisi economica, al di là dei dati congiuntur­ali, è destinata a durare. Le crisi cicliche saranno più frequenti e si tende ad una situazione di austerità permanente. Stesso discorso per gli aspetti culturali che ci hanno messo in crisi: le migrazioni continuera­nno, e i neopopulis­ti esclusivi continuera­nno a farne un fuoco su cui soffiare in continuazi­one. E negli ultimi anni la fiducia nella democrazia, in questo contesto già difficile, è diminuita molto».

Le prossime elezioni europee saranno così decisive come dicono alcuni?

«Non credo, almeno rispetto alla storia d’Europa recente. Ci sarà una coalizione non troppo diversa rispetto a quella che ha sostenuto Barroso, e in fondo anche Juncker, con un relativo successo delle forze euroscetti­che. Il discorso è diverso se guardiamo alle elezioni successive, a quelle del 2024, soprattutt­o se non si affrontano di petto le situazioni di maggiore disagio economico».

La tesi

Lo studioso di Scienza Politica sostiene che il fenomeno populista è destinato a durare

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Linea di confine Il populismo è un’ideologia sottile, la linea destra-sinistra divide le ideologie forti

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Linfa vitale Immigrazio­ne, crisi cicliche, austerità permanente alimentano questa proposta politica

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