Neopopulismi nel nuovo libro di Graziano
Paolo Graziano presenta a Rinascita il suo libro sui neopopulismi
«Ipartiti neopopulisti andranno in crisi? Chi lo pensa si sbaglia. Anzi, oggi quello che vediamo sono i partiti non populisti che si attrezzano per diventarlo». A esserne convinto è Paolo Graziano, docente di Scienza Politica e Politica comparata all’Università di Padova, autore dell’agile agile e rigoroso pamphlet «Neopopulismi. Perché sono destinati a durare» uscito per i tipi del Mulino. L’autore presenta il libro oggi alle 17,45 nella sede della Nuova Libreria Rinascita (Via della Posta 7 – piazza Vittoria). In dialogo con lui Roberto Cammarata, ricercatore in Filosofia politica all’Università statale di Milano (nonché presidente del consiglio comunale).
Professor Graziano, facciamo chiarezza: cosa intende per neopopulismo?
«Innanzitutto c’è la critica contro le élite — le banche, i poteri forti, i politici, a seconda dei casi — e la contestuale definizione di un popolo di riferimento. Il popolo ‘puro’ contro le élite corrotte: un’esasperazione della logica amico-nemico. Poi c’è la retorica, il discorso populista, che ha bisogno di un soggetto salvifico che arriva per risolvere i problemi. Infine l’organizzazione, che si basa su una forte leadership e personalizzazione».
Lei distingue tra neopopulismo esclusivo ed inclusivo: non è un modo di raccontare in modo differente le categorie di destra e sinistra?
«No. Il populismo è un’ideologia ‘sottile’ e la linea destra-sinistra, che invece caratterizza ideologie forti, è fuorviante. Il populismo mette in discussione questa dicotomia, anche se il popolo è concetto variabile e le vere differenze emergono proprio nella sua definizione. A volte lo si sottovaluta, ma è un tema centrale definire il popolo: Iglesias in Spagna lo fa in un modo, Le Pen in Francia in un altro».
Lega e Cinque Stelle rien- trano in questo schema?
«La Lega sicuramente sta più sul versante esclusivo del neopopulismo. Il Movimento Cinque Stelle è più ambiguo, sia rispetto ai contenuti sia in tema di personalizzazione. È impossibile definirlo esclusivo o inclusivo. È un ibrido. Di certo, i Cinque Stelle sono in una fase molto delicata rispetto ad identità e organizzazione».
Alcuni sperano che i neopopulisti, una volta costretti al bagno di realtà, andranno in crisi.
«Non sarà così, anche perché quello che vediamo oggi sono i partiti non populisti che si attrezzano per diventarlo. In Gran Bretagna Corbyn ha avuto successo perché è stato affiancato da un movimento prevalentemente di giovani (Momentum) che si è innestato sull’organizzazione tradizionale del partito».
Potremmo dire lo stesso di Renzi e Macron?
«Renzi ci ha provato, ma lo ha fatto male. Macron è diverso ed è interessante. Potrebbe essere il terzo polo neopopulista che cerca di rinnovare la visione tradizionale della politica. Adesso è un po’ in difficoltà, ma è presto per dire che evoluzione ci sarà. E se si tratta di una forma specifica di neopopulismo o meno».
A dar forza ai neopopulismi, restano le cause che hanno dato loro linfa.
«Certo: la crisi economica, al di là dei dati congiunturali, è destinata a durare. Le crisi cicliche saranno più frequenti e si tende ad una situazione di austerità permanente. Stesso discorso per gli aspetti culturali che ci hanno messo in crisi: le migrazioni continueranno, e i neopopulisti esclusivi continueranno a farne un fuoco su cui soffiare in continuazione. E negli ultimi anni la fiducia nella democrazia, in questo contesto già difficile, è diminuita molto».
Le prossime elezioni europee saranno così decisive come dicono alcuni?
«Non credo, almeno rispetto alla storia d’Europa recente. Ci sarà una coalizione non troppo diversa rispetto a quella che ha sostenuto Barroso, e in fondo anche Juncker, con un relativo successo delle forze euroscettiche. Il discorso è diverso se guardiamo alle elezioni successive, a quelle del 2024, soprattutto se non si affrontano di petto le situazioni di maggiore disagio economico».
La tesi
Lo studioso di Scienza Politica sostiene che il fenomeno populista è destinato a durare
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Linea di confine Il populismo è un’ideologia sottile, la linea destra-sinistra divide le ideologie forti
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Linfa vitale Immigrazione, crisi cicliche, austerità permanente alimentano questa proposta politica