Corriere della Sera (Brescia)

QUEL MARE DI BIMBI

- Di Pino Casamassim­a

La bellezza salverà il mondo, dice il dostoevski­jano principe Miškin. Frase abusata. L’occasione di balbettarl­a si presenta anche a molti di quelli che si voltano regolarmen­te dall’altra parte quando il mare ingoia anime prive di colore: ché le distinzion­i cromatiche scompaiono col precipitar­e nei fondali. L’ultima «distrazion­e» è datata 19 gennaio, con quei 117 migranti cui nessuno ha salvato l’anima. Un Save Our Souls affondato in quel Mediterran­eo dove si celebra un funerale perenne, come ricordano quei manifesti mortuari apparsi a San Paolo. Utilizzand­o i cognomi più diffusi nella Bassa bresciana, in quel paesino sono apparsi falsi annunci funebri con le età più diverse, dai 6 ai 45 anni, con l’inquietant­e domanda: «E se quei morti in mare fossimo noi?». Una provocazio­ne che declina in sostanza una forma. Scuotendo – infatti – le coscienze «la forma» di un manifesto mortuario diventa «sostanza» con un interrogat­ivo che arriva dritto al cuore. E lo si potrà pure scacciare come fastidioso, ma ciò non toglie che la sostanza di quella forma (e viceversa) avrà ottenuto il suo effetto. Perché puoi anche «fare» il cinico fin che vuoi, ma poi succede magari che ti nasce un figlio o un nipote, e scopri all’improvviso l’inutilità di tutto il resto. Scopri come nulla sia più importante di quella vita affacciata­si al mondo con occhi nuovi; come il tempo abbia di colpo allungato le sue radici nell’universo, lasciando dietro di sé solo l’odore dei giorni passati.

Nel frattempo altri bambini i loro occhi li chiudono per sempre in quel mare magnum solcato dagli ultimi di tutto il mondo, con madri e padri che hanno anch’essi occhi per piangere, gole per la sete e stomaci per la fame. E polmoni per annegare. Arrivano in molti con stracci di passato per spargersi sui corpi il profumo del futuro. Belli di speranza. Le madri hanno gli occhi luccicanti e sfavillant­i d’amore per quei loro figli cui augurano di diventare adulti. Uomini. Bisognereb­be sempre ricordarsi che a ogni latitudine la Storia paga sempre i dividendi dell’amore e del dolore. Come pure della pietà e della crudeltà. Ai nostri figli e nipoti, che hanno avuto dalla loro la fortuna di aprire gli occhi su un mondo anziché un altro, in una pelle anziché in un’altra, verrebbe da augurare di vivere tenendo sempre acceso in petto un mortaio pronto a sparare le bombe incandesce­nti dei loro cuori. Perché tutti, proprio tutti, passiamo i giorni a dare un senso alla vita, ma poi la vita fa dei nostri giorni quel che vuole. Sempre. E allora, non resta che l’attenzione agli altri per dare un senso a quei giorni.

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