Corriere della Sera (Brescia)

«Credevo avrei fatto la parrucchie­ra» In aula i sogni di un futuro migliore

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«Sono nata in Nigeria e vivevo in un villaggio tranquillo. Stavo bene, nonostante avessi perso la mia famiglia. Le persone che mi hanno cresciuto un giorno mi dissero avrei dovuto partire per l’Italia per lavorare come parrucchie­ra. Poi ho capito che mi avevano venduto al mio sfruttator­e». Iniziava così, il racconto, lucido e drammatico, di una ragazza arrivata, via Libia («dove mi sono imbarcata») con le bugie. «Pensavo fosse un sogno, invece era un incubo: violentata, poi la strada, incapace di fare altro», tra Brescia e Bergamo. «Ho tentato di confortarm­i molte volte, poi ho trovato la forza di chiedere aiuto, ho capito che dovevo farlo». Aveva appena compiuto 18 anni. Perché «voglio essere normale, voglio essere libera». Cinque mesi dopo, nel settembre del 2017 la polizia locale di Brescia arrestò un 21enne nigeriano per violenza sessuale, sequestro di persona, induzione e sfruttamen­to della prostituzi­one. Ieri, davanti al tribunale collegiale (presidente Roberto Spanò) è iniziato il processo a carico dell’imputato, stralciata la posizione del fratello. In aula hanno sfilato i primi testimoni chiamati da deporre dalla procura, tra i quali gli agenti del nucleo giudiziari­o della polizia locale, che hanno condotto le indagini. Sentita anche la parte offesa, che ha ripercorso quello che ha ribadito «un incubo», iniziato con una promessa mai mantenuta, quella di un lavoro onesto che le avrebbe permesso di badare ai suoi figli: la traversata in mare, la paura, le violenze. Anche l’imputato è stato chiamato a raccontare la sua versione, ovviamente opposta. «Non è vero nulla» ha detto respingend­o le accuse della ragazza. E spiegando che all’origine della denuncia ci sarebbe una ripicca: «Si è inventata tutto», perché il presunto aguzzino non l’avrebbe aiutata, economicam­ente, ad ottenere il permesso di soggiorno. L’udienza si aggiorna al prossimo 28 marzo, quando sarà pronunciat­a la sentenza. (m.rod.)

L’inchiesta

La denuncia risale all’aprile del 2017, in settembre la polizia locale arrestò un ragazzo nigeriano di 21 anni

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