Il senso della vita (e dell’amore) all’ombra dei pesci
«Le due cose che cerco da sempre: la mia vera anima e la mia vera meta». Le cercano tutti i protagonisti di questa nuova fatica letteraria di Giuseppe Raspanti, «L’ombra dei pesci» (Altromondo editore, pagine 160, euro 14).
L’enigma si chiama Monica. Una presenza misteriosa. Chi è e dove si trova? È amata da due diversi uomini. Il primo le è già stato marito, il secondo occasionale amante. Il primo è un corpulento avvocato, il secondo uno psicanalista di successo. Entrambi bresciani, si conoscono con le mogli per caso e si frequentano fino a quando ricompare, inattesa, la figura di Monica che sconvolge le loro vite.
Entrambi ne sono innamorati e non sanno il perché, entrambi partiranno per cercarla, «iniziando» un viaggio («la vita è un gerundio» scrive l’autore) che è una fuga alla ricerca di sé stessi e del senso della loro storia, e del destino che li accompagna a morire.
Il primo, l’avvocato Giulio Bariselli, non raggiungerà mai Monica Thaler, fermato lungo il percorso da un nuovo amore che lo porterà a finire i suoi giorni sulle strade di Cuba. Clara e Lorenza, le mogli dei due, della loro assenza se ne faranno una ragione.
L’altro, lo psicanalista Cristiano Antonioli si farà suggerire la meta della sua ricerca da un amico sciamano nero, Abdou, che gli indicherà come indizio «l’ombra dei pesci».
È questo appunto il titolo del libro cui Emanuela Alberti, per l’editore Altromondo, dedica una fantasiosa copertina, colorata e onirica.
Cristiano ritroverà Monica mentre il tempo sta per scadere. Morirà a Berlino per mano omicida di ubriaconi di strada. «Lo aveva ammazzato la vita, vecchia incorreggibile assassina».
Il romanzo è «una storia complicata di tracce deboli, di quesiti intrecciati, di messaggi dalle probabilità sottili, quasi trasparenti».
Giuseppe Raspanti lavora tutto sull’intensità dei sentimenti e sulla futilità della vita. Narra vicende sul cui sfondo malinconico ci sono il sessantotto, l’immigrazione, le speranze della rivoluzione e i tradimenti, le ambiguità e le illusioni dell’amore.
È un testo intenso che gioca con una coltivata conoscenza delle parole per entrare nella vita interiore delle persone, sondare quello che hanno dentro a cominciare dalle piccole illusioni solipsistiche di ciascuno.
Ne esce un libro che non raccoglie il male di vivere ma asseconda la tristezza della vita e la supremazia della realtà. Suggerisce che morire non è poi così brutto, ma dura per sempre.