Paesi d’origine, lavoro e sicurezza Così l’immigrazione divide la città
Più diffidenza nei confronti dei maghrebini, i giovani spingono l’integrazione. «Paura in calo»
C’è un’immigrazione che fa più paura delle altre come ha detto mesi fa il sindaco Beppe Sala? Sì, conferma il sondaggio elaborato da Ipsos per il cartello di associazioni che sostengono il premio alla virtù civica Panettone d’Oro. Sono i migranti che provengono dall’Africa subsahariana come aveva sottolineato il primo cittadino? No, dice la società demoscopica. I migranti che i milanesi sentono più lontani da loro sono marocchini, tunisini e magrebini. È la risposta del 68 per cento degli intervistati. Seguono i romeni con il 65. I migranti dell’Africa centrale arrivano solo al terzo posto con il 62 per cento di risposte «negative». Tocca poi agli albanesi con il 63, e agli europei dell’Est con il 54. Al contrario, la popolazione che i milanesi avvertono più vicina è quella filippina con il 52 per cento di risposte positive.
L’altro dato che emerge dal sondaggio Ipsos è la risposta alla domanda se l’immigrazione abbia avuto o meno un effetto positivo sulla città. Il verdetto è sorprendente: se il 46 per cento degli intervistati ritiene che l’impatto sia stato negativo senza se e senza ma, il 50 ha un ventaglio di risposte più variegato. Di questo 50, il 21 ritiene che l’impatto sia stato molto o abbastanza positivo, mentre il 29 non lo ritiene né positivo né negativo. In altre parole non ritiene che l’immigrazione sia un fattore destabilizzante per la città sia in un senso sia nell’altro. Se poi si va a guardare la fascia d’età tra i 18 e i 30 anni, i giudizi positivi (32) superano quelli negativi (30). Situazione che si ribalta completamente con l’aumentare dell’età. Nello specifico, il rilievo più forte riguarda il fatto che gli immigrati sarebbero disponibili a lavorare per una busta paga più bassa rispetto ai milanesi (lo pensa il 72 per cento degli intervistati). Dato che però contrasta con un’altra risposta al questionario, quella per cui gli immigrati avrebbero reso la ricerca del lavoro più difficile per i milanesi: no per il 37 per cento degli intervistati. Il sì si ferma al 32. L’altro rilievo riguarda i costi del welfare per cui l’immigrazione sottrarrebbe risorse che potrebbero essere spese invece per gli italiani. Chi la pensa così è il 45 per cento contro una minoranza che si attesta al 30. Stesso 30 per cento che ritiene l’immigrazione un fatto positivo per la vita culturale della città. Di diverso parere il 38 per cento degli intervistati.
Se si guarda il fenomeno dell’immigrazione sotto la lente della sicurezza la situazione non muta di senso. Partiamo dal sentimento di sicurezza «vissuta». Il 73 per cento si sente sicuro nella zona in cui vive. Nel 2018 era il 72. Quindi, il sentimento di sicurezza non solo si mantiene stabile, ma, anche se di poco, aumenta. E veniamo alla seconda domanda. «Per quale motivo si sente insicuro?». Se l’anno scorso al primo posto c’era la presenza di immigrati (32 per cento degli intervistati), adesso la risposta più gettonata riguarda la scarsa presenza di forze dell’ordine (27 per cento), mentre l’insicurezza legata alla presenza di immigrati scende al 25 per cento. Altro dato su cui riflettere: se l’anno scorso il sentimento di sicurezza era più forte in centro (79), degradava leggermente in semicentro (76) e scendeva in periferia (72), nel 2019 le gerarchie sono cambiate. La sicurezza in centro raggiunge l’82 per cento, il semicentro perde 4 punti e si ferma al 72 per cento, ex aequo con la periferia.
Ultimi capitoli. Milano è percepita a larghissima maggioranza come una città che offre importanti occasioni sia ai giovani (63 per cento) sia agli adolescenti (60). È una città solidale per il 50 per cen-
La ricerca
I dati elaborati da Ipsos per le associazioni che sostengono il premio civico Panettone d’Oro
L’appello
Il 27 per cento degli intervistati chiede una maggiore presenza delle forze dell’ordine
to degli intervistati dove il senso civico è in crescita e dove i comportamenti più riprovevoli sono sempre la corruzione e l’evasione fiscale. Il ruolo di Milano è sempre più percepito come quello di una città che esercita le funzioni di vera capitale del Paese e che deve giocare la sua partita contro Londra e Berlino. Esagerato? «No — risponde Carlo Montalbetti, direttore di Comieco — Milano è una città sempre più orgogliosa. L’effetto Expo prosegue e con questo anche la sua dimensione di città in grado di offrire opportunità senza distinzioni e consorterie. Una città che cerca di trovare un proprio modello d’integrazione che sia rispettoso dei diritti e dei doveri. E qui si apre il capitolo dei valori civili e del senso di comunità. I milanesi ritengono che l’investimento più forte vada fatto su educazione e istruzione».