Il commissario Luponi indaga
«Milano rapisce», giallo urbano a più voci, è il nuovo romanzo di Matteo Speroni
Nove persone spariscono una dopo l’altra in città, di classi sociali diverse e nell’arco di mesi, ma si trovano tutte nello stesso misterioso luogo. Ciascuno è isolato dagli altri, a scandire il tempo solo i pasti e un interfono che, ogni tanto, si accende lasciando parlare solo due prigionieri tra loro. Nessuno sa perché è stato rapito e ciascuno cerca di immaginare chi tiene insieme l’articolato sequestro, compreso il lettore. È in questa suspence che si svolge «Milano rapisce» (Fratelli Frilli), nuovo romanzo di Matteo Speroni che lo presenta stasera alle 21 allo Spazio Ligera (via Padova 133, ingr. libero) in un reading teatrale accompagnato dalle note di Folco Orselli. Fortunatamente, fuori dal carcere, c’è chi comincia a indagare, è un commissario quasi in pensione e sarà lui a entrare nel mistero, con un passo tutto suo, fin dal nome, Egidio Luponi: «Volevo un personaggio classico a tirare il filo logico della storia — racconta Speroni, giornalista al Corriere della Sera al terzo romanzo — e lo volevo un po’ fuori dal tempo, dal nome vintage ispirato dalle storie di Topolino, alla capacità d’altri tempi, in un’epoca ipertecnologica, di affidarsi al fiuto e all’antica intuizione». I sequestrati, incastrati in un gioco più grande di loro, creano un’atmosfera da giallo classico: «La situazione di prigionia è volutamente paradossale — spiega l’autore —, non c’è sangue, è una tortura psicologica scandita da un algoritmo di calcolo combinatorio, dalle possibilità di conversazione tra i nove, che mi ha appassionato nella scrittura». Mentre le ipotesi affollano la mente dei prigionieri, Luponi cerca di ricomporre il quadro, indagando in tanti luoghi della città che diventa a sua volta personaggio: «Ho spesso raccontato la Milano che mi è vicina — prosegue l’autore — quella di via Padova come laboratorio sociale in perenne evoluzione, mentre questa volta ho cercato di rappresentarla per intero, dal centro alla periferia. La prossima sfida della città sta nella relazione tra quei due elementi, perché crescano insieme. La sfida è non creare muri, ma ponti». Anche, aggiungiamo, raccontando belle storie.