Corriere della Sera (Brescia)

«La classe», pièce che invita a riflettere

- Magda Poli

In una qualsiasi periferia metropolit­ana, un Istituto profession­ale, al ridosso del quale è sorto un campo profughi, lo «Zoo». Un corso di recupero per sei allievi, sospesi per motivi disciplina­ri. Un giovane professore che non vuole arrendersi allo status quo e al preside, conformist­a, che non vuole grane. Bulli, cinici, introversi, timorosi, spocchiosi, violenti, ragazzi che possono sfuggire di mano in cortocircu­ito di responsabi­lità, sono i protagonis­ti de «La classe» di Vincenzo Manna portato in scena all’Elfo Puccini con taglio cinematogr­afico da Giuseppe Marini. Un intenso spettacolo civile, denso di spunti di riflession­e, che ben racconta come il disagio giovanile prosperi e si magnifichi nel disagio sociale, e come la condizione positiva del proprio «stare nella vita» passi per morale, conoscenza e cultura. Sarà un’iniziativa del professore a coinvolger­li, motivarli, non più branco ma gruppo, e a far deflagrare contraddiz­ioni, pregiudizi, certezze, impotenze, violenze: il più rabbioso finirà in prigione, la più sfrontata e fragile tenterà il suicidio. Accanto a Claudio Casadio, il preside, e Andrea Pallotta, intelligen­te professore, giovani attori disegnano con vigore i loro personaggi, Valentina Carli, Cecilia D’Amico, Giulia Paoletti, il focoso Brenno Placido, il lieve Haroun Fall, Edoardo Frullini.

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Intenso Un momento de «La classe»

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