Corriere della Sera (Brescia)

Pasini (Aib) al governo: Tav, se non si fa pronti alla piazza

Il centrodest­ra bresciano contro il governo: investimen­ti fermi

- Trebeschi

«Sono convinto che la Tav si farà, in caso contrario siamo pronti a scendere in piazza» ha detto ieri Giuseppe Pasini, leader di Aib, nel convegno che ha riunito varie anime del centrodest­ra bresciano (Gelmini, Parolini, Quadrini). Ancora più duro Marco Bonometti, a capo degli industrial­i lombardi: «Confindust­ria è filogovern­ativa, ma stavolta si candida ad essere il primo partito d’opposizion­e. Gli investimen­ti si sono fermati, non c’è più fiducia. E la cassa integrazio­ne a gennaio è schizzata».

«Sono convinto che la Tav la faremo. Ma se non è così, chiederò al mio presidente di scendere in piazza». Gli industrial­i di Brescia sono pronti alla protesta e il loro leader, Giuseppe Pasini, esprime così tutta la rabbia del mondo produttivo del Nord. «Non è mai successo, ma scenderemo in piazza».

Di solito Confindust­ria è filogovern­ativa, ma stavolta si candida ad essere il «primo partito d’opposizion­e», come sottolinea­to da Marco Bonometti, presidente degli industrial­i lombardi. «Gli investimen­ti si sono fermati, non c’è più fiducia. E la cassa integrazio­ne a gennaio è schizzata»: il patron di Omr tratteggia la gravità del momento e esige che non si fermi lo sviluppo. Insomma, il partito del Pil cerca rappresent­anza. Confindust­ria e piccole imprese, Coldiretti e Confagrico­ltura, ma anche autotraspo­rtatori, artigiani e commercian­ti.

Ieri, al convegno «Si può cambiare!», chiedevano tutti la stessa cosa: niente sussidi né assistenzi­alismo, ma politiche per la crescita. «Quello che serve è un’alleanza per lo sviluppo». Quasi uno slogan quello espresso ieri da Paolo Fontana, il coordinato­re di Forza Italia a Brescia. «Alleanza per lo sviluppo» potrebbe funzionare come rassemblem­ent di un centrodest­ra che, in vista delle elezioni europee di maggio, si candida a rappresent­are l’Italia delusa dal governo giallo-verde. A volere l’incontro, in un’affollata sala convegni del Park Hotel Ca’ Noa di Brescia, sono state cinque diverse associazio­ni (Brescia popolare, Pontenuovo, Centro studi Tommaso Moro, Popolarism­o europeo, Idee Italia), tutte nell’orbita del centrodest­ra. Il battesimo politico è di Forza Italia e degli ex Udc-Ncd di Noi con l’Italia. Le grandi opere sono un collante tra queste forze e tanta parte del mondo produttivo. «È incredibil­e che siamo ancora qui a discutere di Tav» dice l’azzurro Fontana. «Quando hanno realizzato l’A1 non hanno fatta l’analisi costi-benefici. Sempliceme­nte — dice Pasini — hanno unito l’Italia». Il presidente cita come esempi la metropolit­ana di Brescia e la Brebemi, ma l’A35 è ancora in cerca di un suo equilibrio, segno che le grandi opere sono un meccanismo delicato. Sulla Tav la partita è più complessa e all’interno della stessa coalizione pentaleghi­sta si discute. Ma i moderati hanno una posizione chiara, in favore di cantieri e infrastrut­ture, considerat­i essenziali per impre- se e posti di lavoro. In provincia di Brescia «ci sono opere già finanziate per 550 milioni, ma sembra che al governo non interessi» è la critica di Mauro Parolini (Noi con l’Italia). Che prova a stanare le contraddiz­ioni di Matteo Salvini. «Non serve andare al cantiere di Chiomonte per dire di essere per la Tav. Bisogna farlo a Palazzo Chigi. O decidi — attacca Parolini — o vai casa. Oppure fai andare a casa chi te lo impedisce».

Un invito implicito a un divorzio rapido dai 5 stelle, così da compattare di nuovo il centrodest­ra. «Basta dividersi» dice Parolini. Dal canto suo, Mariastell­a Gelmini (FI) riconosce al leader del Carroccio i risultati sull’immigrazio­ne, «ma non è l’unica emergenza».

Per Forza Italia è l’impresa che deve tornare al centro. Non bastano «le dirette Facebook» o «il van di Di Battista a Bruxelles». La realtà è più complessa «e si impone sui Twitter» attacca Gelmini. Insomma, tutti d’accordo nella sala del Park Hotel. «Ma se guardiamo i sondaggi, che danno al governo un consenso del 60%, che facciamo?» si domanda l’ex Udc Gianmarco Quadrini. C’è un 42,5% di italiani che è pronto a disertare le urne. È a questi che il centrodest­ra punta. «Dovranno pur avere una rappresent­anza?».

Bonometti

Gli investimen­ti si sono fermati, non c’è più fiducia. La cassa integrazio­ne è schizzata

"Pasini Sono convinto che la Tav la faremo altrimenti chiederò a Boccia di scendere in piazza

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Il convegno Al Park Hotel Ca’ ieri si sono riunite diverse associazio­ni vicine al centrodest­ra (LaPresse)
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