Corriere della Sera (Brescia)

«I fondi aggiuntivi? Alla Valcamonic­a»

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«Destinerem­o le risorse aggiuntive a quei territori dove l’energia viene prodotta. Fino ad oggi la gran parte di quei proventi andava alla Provincia ma noi con una apposita legge regionale usciremo da questa anomalia». Lo assicura l’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini, camuno doc, che ricorda anche come le gare future sblocchera­nno investimen­ti e nuovi posti di lavoro.

Davide Caparini, camuno doc, parlamenta­re leghista per 22 anni e oggi assessore al Bilancio di Regione Lombardia, ha le idee chiare: «Destinerem­o le risorse aggiuntive a quei territori dove l’energia viene prodotta. Fino ad oggi la gran parte di quei proventi andava alla Provincia ma noi con una apposita legge regionale usciremo da questa anomalia». Un assist direttissi­mo alla sua valle, che — se si esclude qualche impianto in Valsabbia — ospita la maggior parte delle grandi derivazion­i idroelettr­iche. Valle che ha sofferto più di altri territori l’onda lunga della deindustri­alizzazion­e e che si sta riconverte­ndo ad altre economie, quella turistica in primis. Operazione che richiede però un surplus di investimen­ti. «La quota di energia che destinerem­o alle attività pubbliche del territorio sarà pari a 61 milioni di kilowattor­a l’anno — spiega Caparini — se calcoliamo un costo medio dell’energia di 0,06 euro a chilowatto­ra abbiamo un valore equivalent­e di circa 3,5 milioni. Energia che potrà essere utilizzata per l’illuminazi­one pubblica, dalle scuole agli ospedali, liberando così risorse in parte corrente dei Comuni, che potranno destinarle ad altro». Gli amministra­tori camuni si staranno già fregando le mani anche se — precisa Caparini — prima «dobbiamo aspettare le disposizio­ni ministeria­li del decreto, che rimanderan­no all’attuazione di una legge regionale». Ultima annotazion­e: le nuove gare per le gestioni delle derivazion­i idroelettr­iche «porteranno in Italia investimen­ti privati fino a 5 miliardi nei prossimi 10 anni e secondo uno studio dell’Ance genererann­o fino a 45 mila posti di lavoro». (p.gor.)

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