Nessuna «spectre» dei notai ma solo spirito di servizio e qualità
Scrivo nella qualità di legale rappresentante dell’Associazione dei Notai bresciani (Anpe) che da circa 20 anni svolge, su richiesta del Tribunale, l’attività di ausilio nella gestione delle procedure esecutive immobiliari ed altresì quale membro del, funzionante ad ogni effetto, Consiglio notarile della stessa città. Mi riferisco all’articolo del 7 febbraio dal titolo «Gli avvocati conquistano un posto nelle esecuzioni» che richiede, a mio avviso e non solo mio, alcune doverose precisazioni ed integrazioni. Capisco i toni trionfali dell’Avvocato intervistato, Dr. Paolo Luciano Ferrari, per aver sconfitto finalmente la «Spectre» rappresentata dal binomio Giudici/Notai, ma obietto che anche la necessità, tutta di questi tempi, di utilizzare titoloni ad effetto o figure iperboliche per raccontare di presunti piccoli successi professionali, a quali fini mediatici ancora bene non si capisce, deve trovare un limite nella correttezza dell’informazione e della idea che si ingenera nel lettore. Parlare di «regime di monopolio notarile» e, anche solo metaforicamente, di «abbattimento del muro di Berlino» fornisce infatti un’informazione del tutto fuorviante e non rende giustizia, perdonate il bisticcio, alla correttezza dell’operato dei Giudici del Tribunale di Brescia e, di riflesso, dei loro ausiliari. I Notai bresciani sono stati gli unici, anche ben oltre il 2005, a rispondere «presenti» alla richiesta del Tribunale di essere coadiuvato nella gestione delle esecuzioni; e per lunghi anni, quelli in cui i «numeri» erano piccoli piccoli, lo hanno fatto con lo spirito di servizio che ha sempre contraddistinto la categoria, pagando di tasca propria, senza alcun guadagno, i costi di tale attività. Aggiungo che, con grande lungimiranza dei colleghi che avviarono l’iniziativa e in perfetta sintonia con i Giudici dell’epoca, si scelse di dare una risposta istituzionale alle istanze provenienti da via Moretto (là stava il Tribunale), organizzando una struttura associata, operante sotto il controllo del Consiglio notarile, che in poco tempo fu in grado di garantire, grazie anche in primis alla capacità e disponibilità dei Giudici stessi, il funzionamento di quel settore della Giustizia secondo un modello di efficienza che ancora oggi è riconosciuto fra i migliori in Italia. Tralasciando, in questo momento, ogni approfondimento a proposito della discrezione con cui andrebbe affrontata la materia in ragione della delicatezza degli interessi in gioco, va detto che, all’esplodere dei «numeri», causa crisi economica, e quindi con l’inizio di qualche legittimo guadagno, lo «spirito di servizio» è d’improvviso emerso, con grande forza, anche altrove. In un incontro avente ad oggetto l’estensione delle deleghe, svoltosi in data 7 giugno 2016 avanti i Giudici bresciani (ero presente), venne richiesto agli amici Avvocati, promotori dell’incontro medesimo, di acquisire i necessari titoli formativi e di organizzare del pari una struttura associata, di matrice quanto più possibile istituzionale, che garantisse efficienza al settore ed unicità di interlocutore al Tribunale, oltreché uniformità di prassi giuridiche. Analoga richiesta venne effettuata, da parte del Tribunale, in tutti i successivi incontri sul tema. Inutile dire quanto sia necessario il costante controllo dell’Ordine e del suo Consiglio in un’attività tanto delicata, visti gli interessi coinvolti, con riferimento in particolare alla circolazione ed all’utilizzo dei relativi dati sensibili, e quindi una gestione il più possibile centralizzata e istituzionale. Preciso che la “formidabile importanza” di strutture organizzate, per l’efficiente gestione del settore, benché non prevista espressamente dalla legge, viene indicata, oltreché dal buon senso, anche nelle Linee Guida del CSM in materia di buone prassi nel settore delle esecuzioni immobiliari. E comunque va da sé come competa ai Giudici la discrezionalità nell’organizzazione degli uffici di rispettiva competenza, la valutazione in merito a quali siano i modelli più efficienti per il funzionamento della Giustizia ed il potere di impartire direttive agli operatori giuridici. L’associazione dei Notai (ANPE) con i suoi 72 Notai e 34 collaboratori, che operano nella sede su due piani di via Ugo la Malfa, con il suo sportello «front office» in orario continuato e con altre prerogative su cui non mi dilungo, ha contribuito sotto le direttive del Tribunale, come sopra anticipato, a rendere la Giustizia bresciana, nel settore esecuzioni, un modello per tutta Italia. Pongo quindi ora una domanda all’avvocato Paolo Luciano Ferrari, a proposito di muri o muretti da abbattere (è solo retorica poiché non vorrei proprio dare corso ad alcuna ulteriore pubblica polemica): esiste ad oggi la struttura associativa richiesta a suo tempo e nel tempo dal Tribunale? Nella risposta forse alberga il motivo di qualche esitazione, di via Lattanzio Gambara, a scardinare un modello vincente.