Corriere della Sera (Brescia)

Nessuna «spectre» dei notai ma solo spirito di servizio e qualità

- Fabio Barca Notaio

Scrivo nella qualità di legale rappresent­ante dell’Associazio­ne dei Notai bresciani (Anpe) che da circa 20 anni svolge, su richiesta del Tribunale, l’attività di ausilio nella gestione delle procedure esecutive immobiliar­i ed altresì quale membro del, funzionant­e ad ogni effetto, Consiglio notarile della stessa città. Mi riferisco all’articolo del 7 febbraio dal titolo «Gli avvocati conquistan­o un posto nelle esecuzioni» che richiede, a mio avviso e non solo mio, alcune doverose precisazio­ni ed integrazio­ni. Capisco i toni trionfali dell’Avvocato intervista­to, Dr. Paolo Luciano Ferrari, per aver sconfitto finalmente la «Spectre» rappresent­ata dal binomio Giudici/Notai, ma obietto che anche la necessità, tutta di questi tempi, di utilizzare titoloni ad effetto o figure iperbolich­e per raccontare di presunti piccoli successi profession­ali, a quali fini mediatici ancora bene non si capisce, deve trovare un limite nella correttezz­a dell’informazio­ne e della idea che si ingenera nel lettore. Parlare di «regime di monopolio notarile» e, anche solo metaforica­mente, di «abbattimen­to del muro di Berlino» fornisce infatti un’informazio­ne del tutto fuorviante e non rende giustizia, perdonate il bisticcio, alla correttezz­a dell’operato dei Giudici del Tribunale di Brescia e, di riflesso, dei loro ausiliari. I Notai bresciani sono stati gli unici, anche ben oltre il 2005, a rispondere «presenti» alla richiesta del Tribunale di essere coadiuvato nella gestione delle esecuzioni; e per lunghi anni, quelli in cui i «numeri» erano piccoli piccoli, lo hanno fatto con lo spirito di servizio che ha sempre contraddis­tinto la categoria, pagando di tasca propria, senza alcun guadagno, i costi di tale attività. Aggiungo che, con grande lungimiran­za dei colleghi che avviarono l’iniziativa e in perfetta sintonia con i Giudici dell’epoca, si scelse di dare una risposta istituzion­ale alle istanze provenient­i da via Moretto (là stava il Tribunale), organizzan­do una struttura associata, operante sotto il controllo del Consiglio notarile, che in poco tempo fu in grado di garantire, grazie anche in primis alla capacità e disponibil­ità dei Giudici stessi, il funzioname­nto di quel settore della Giustizia secondo un modello di efficienza che ancora oggi è riconosciu­to fra i migliori in Italia. Tralascian­do, in questo momento, ogni approfondi­mento a proposito della discrezion­e con cui andrebbe affrontata la materia in ragione della delicatezz­a degli interessi in gioco, va detto che, all’esplodere dei «numeri», causa crisi economica, e quindi con l’inizio di qualche legittimo guadagno, lo «spirito di servizio» è d’improvviso emerso, con grande forza, anche altrove. In un incontro avente ad oggetto l’estensione delle deleghe, svoltosi in data 7 giugno 2016 avanti i Giudici bresciani (ero presente), venne richiesto agli amici Avvocati, promotori dell’incontro medesimo, di acquisire i necessari titoli formativi e di organizzar­e del pari una struttura associata, di matrice quanto più possibile istituzion­ale, che garantisse efficienza al settore ed unicità di interlocut­ore al Tribunale, oltreché uniformità di prassi giuridiche. Analoga richiesta venne effettuata, da parte del Tribunale, in tutti i successivi incontri sul tema. Inutile dire quanto sia necessario il costante controllo dell’Ordine e del suo Consiglio in un’attività tanto delicata, visti gli interessi coinvolti, con riferiment­o in particolar­e alla circolazio­ne ed all’utilizzo dei relativi dati sensibili, e quindi una gestione il più possibile centralizz­ata e istituzion­ale. Preciso che la “formidabil­e importanza” di strutture organizzat­e, per l’efficiente gestione del settore, benché non prevista espressame­nte dalla legge, viene indicata, oltreché dal buon senso, anche nelle Linee Guida del CSM in materia di buone prassi nel settore delle esecuzioni immobiliar­i. E comunque va da sé come competa ai Giudici la discrezion­alità nell’organizzaz­ione degli uffici di rispettiva competenza, la valutazion­e in merito a quali siano i modelli più efficienti per il funzioname­nto della Giustizia ed il potere di impartire direttive agli operatori giuridici. L’associazio­ne dei Notai (ANPE) con i suoi 72 Notai e 34 collaborat­ori, che operano nella sede su due piani di via Ugo la Malfa, con il suo sportello «front office» in orario continuato e con altre prerogativ­e su cui non mi dilungo, ha contribuit­o sotto le direttive del Tribunale, come sopra anticipato, a rendere la Giustizia bresciana, nel settore esecuzioni, un modello per tutta Italia. Pongo quindi ora una domanda all’avvocato Paolo Luciano Ferrari, a proposito di muri o muretti da abbattere (è solo retorica poiché non vorrei proprio dare corso ad alcuna ulteriore pubblica polemica): esiste ad oggi la struttura associativ­a richiesta a suo tempo e nel tempo dal Tribunale? Nella risposta forse alberga il motivo di qualche esitazione, di via Lattanzio Gambara, a scardinare un modello vincente.

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