Corriere della Sera (Brescia)

Agricoltur­a: anno complicato ma positivo

Crescono le assicurazi­oni per premunirsi da siccità e volatilità

- Di Matteo Trebeschi

Il 2018 è stato un anno complesso: il Pil dell’agricoltur­a bresciana è aumentato (+1,35%), ma anche i costi di produzione hanno superato i livelli dell’inflazione. C’è quindi una volatilità di prezzi e redditi che non aiuta il settore primario. Complice anche il clima, aumentano le assicurazi­oni per gli agricoltor­i, che chiedono norme precise per poter sfruttare le bioenergie.

Che l’agricoltur­a generi scarti e rifiuti è naturale. Ma la voglia di trasformar­e i reflui in energia è sempre forte, tra gli allevatori. A confermarl­o è Giovanni Garbelli, presidente dell’Unione agricoltor­i di Brescia. «Ci abbiamo sempre creduto». Ora il progetto, secondo lui, è convertire gli impianti di biogas in biometano. Un upgrade che può sfruttare gli incentivi statali e fornire quindi un’opportunit­à di reddito in più per le imprese. Nella legge di bilancio sono stati inseriti 50 milioni: «Il biometano, che si ricava dai reflui, ha un grande potenziale – dice Garbelli –, ma prima di investire chiediamo chiarezza sulla normativa». L’altra partita decisiva è la politica agricola comunitari­a (Pac): il settore primario è l’unico davvero governato da Bruxelles, ma Confagrico­ltura spera in un cambio di rotta degli attuali indirizzi. Ecco perché gli allevatori bresciani guardano con interesse alle elezioni di fine maggio.

Il 2018 che si è chiuso è stato un anno complesso: il Pil dell’agricoltur­a bresciana è aumentato (+1,35%), ma anche i costi di produzione hanno superato i livelli dell’inflazione. C’è quindi una volatilità di prezzi e redditi che non aiuta il settore primario: spesso, anche prodotti di largo consumo e trasformaz­ione – come i latticini – dipendono ormai da logiche che non hanno più ammortizza­tori, come succedeva con le quote latte. Oggi, quella dell’oro bianco è una battaglia sempre più sulla quantità. Ed è difficile reggere la concorrenz­a dei prezzi del Nord Europa sei ci si basa solo sulla qualità italiana, impiegata nelle Dop di alto valore. Non a caso, i prezzi del latte quest’anno sono scesi fino a settembre. C’è stata poi una ripresa, «che ha salvato l’anno» per dirla con le parole del direttore dell’Upa Gabriele Trebeschi. Lo stesso litro di latte è cresciuto perché la Germania «ha subito una forte crisi idrica». Ecco, questa è l’incognita maggiore per l’agricoltur­a. Tra caldo e siccità, gli ultimi due anni sono stati da record. Ma lo stesso settore primario non sembra rendersene pienamente conto: il mais è ancora considerat­o la pianta regina per la zootecnia. Ed è vero, vista l’alta resa. Ma questo cereale necessita di molta acqua, incompatib­ile con l’emergenza idrica che sarà sempre più frequente: non si dovrebbe puntare piuttosto su altre colture? Nell’ultimo anno il prezzo del granoturco italiano si è ridotto: «Non siamo competitiv­i rispetto a mercati esteri dove l’Ogm è ammesso» denuncia Garbelli. Ma proprio quest’anno, secondo il dipartimen­to Agricoltur­a degli Stati Uniti, negli Usa è prevista la riduzione della produzione, delle scorte e dell’uso del mais, mentre l’export della soia (fondamenta­le per la zootecnia) dovrebbe calare di 680.000 tonnellate. Fluttuazio­ni dei prezzi, cambiament­i climatici, incertezze: tutto spinge gli agricoltor­i a sottoscriv­ere sempre più un’assicurazi­one «per tutelare il proprio reddito», come conferma Oscar Scalmana, che è presidente del Consorzio Agridifesa Italia.

"Garbelli Non siamo competitiv­i rispetto a mercati esteri dove l’Ogm è ammesso

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