Il talento giovane di Malofeev
Il 2019 per Alexander Malofeev è l’anno della maturità, o forse no. Perché se si è pianisti diventare maggiorenne è quasi un dettaglio anagrafico, un passo in più sulla via della crescita artistica. Di passi però ne ha già fatti molti, questo prodigio russo che ormai da cinque stagioni calca i palcoscenici di mezzo mondo: ha suonato alla Scala, è stato spesso diretto da Gergiev, ha incantato il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo impreziosendo il recital con la stessa sonata, l’«Appassionata» di Beethoven, con cui apre il programma che affronta stasera per la Società dei Concerti (ore 21, Conservatorio, via conservatorio 12, € 20-25). Malofeev ha già dimostrato una stupefacente maturità non solo come interprete, ma anche come persona: non vuole essere considerato un genio perché è giovane, altrimenti quando crescerà il giudizio inevitabilmente decadrà. Lui vuole imporsi solo a colpi di musica, come del resto ha fatto finora. Lo dimostra la scelta dei brani odierni: dopo uno dei capolavori più popolari del pianismo beethoveniano il talento russo omaggia gli amati compatrioti, con la «Dumka» di Ciajkovskij e le Sonate n. 2 di Rachmaninov e n. 7 di Prokof’ev. Nel mezzo un cammeo francese di funambolico virtuosismo, «Gaspard de la Nuit» di Ravel.