Corriere della Sera (Brescia)

Dancelli e Gavazzi: una vittoria a Sanremo è per sempre

- Luca Bertelli

Se vinci il Giro d’Italia passi alla storia del ciclismo, ma se arrivi primo sul traguardo della MilanoSanr­emo resti nel cuore degli appassiona­ti. Per informazio­ni, chiedere a Michele Dancelli da Castenedol­o, 76 anni: ne aveva 27 quando trionfò nel 1970, un successo che commosse Brescia e tutta Italia. C’è chi ha i brividi ancora oggi, quando racconta quella fucilata che a Loano piantò in asso il gruppetto al comando. «Cominciai a tirare, mi voltai ed ero rimasto solo: arrivai al traguardo con un minuto e mezzo di vantaggio, mi guardai attorno e piangevano tutti. Allora iniziai a piangere pure io», ha ricordato spesso Dancelli in questi anni, raccontand­o il giorno (e quelle lacrime iconiche) più bello della sua vita che impreziosì una carriera già gonfia, con due titoli italiani in bacheca, due medaglie di bronzo ai Mondiali, 14 volte in maglia rosa. Sarebbe stato ricordato ugualmente come un grande corridore, capitato peraltro nell’età dell’oro di Merckx, che a Sanremo ha dominato per sette anni lasciando il suo regno all’uomo di Castenedol­o per una stagione. Ma quell’assolo e quella commozione genuina lo resero mitico. Diversa, non meno sorprenden­te, fu invece la volata vincente di Pierino (all’anagrafe Pier Mattia) Gavazzi, da Provaglio d’Iseo, nel 1980. Se dieci anni prima ci fu un bresciano che spiazzò tutti partendo da lontano, in quell’occasione il colpo di scena avvenne con il gruppo compatto, abile a rintuzzare nel finale una fuga partita da lontano. Tutti attendevan­o Saronni, Moser e De Vlaeminck, dopo oltre sei ore e mezzo di corsa li precedette allo sprint il quasi trentenne di Provaglio d’Iseo, temuto da tutti ma non certo il favorito. Eppure, se di Dancelli resta epica la vittoria a Sanremo, la volata di Gavazzi rimasta indelebile per i tifosi delle due ruote avvenne nel 1988, a quasi 38 anni, quando «Pierino» si mise addosso la maglia tricolore per la terza volta. Riuscirci a fine carriera — sarebbe andato avanti sino al 1990 — e in volata, nell’arrivo all’autodromo d’Imola, lo trasformò in leggenda.

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