Corriere della Sera (Brescia)

Le Radici dei C’mon Tigre tra jazz, hip hop e disco

- Raffaella Oliva

Isuoni del Mediterran­eo come punto di partenza di un’esplorazio­ne sonora che passa per l’Africa e il Medio Oriente, fondendo il jazz con le ritmiche dell’hip hop, il funk, la disco anni 70. Ascoltare Racines — secondo album dei C’mon Tigre che sentiremo dal vivo domani alla Latteria Molloy (alle 22,15) — è un’esperienza ipnotica che trascina in un amalgama di contaminaz­ioni, in equilibrio tra presente e passato. Non a caso il titolo del disco significa «radici»: «L’intento è di recuperare le nostre memorie musicali, ma con gli occhi di adesso, traslandol­e nel presente e, quindi, trasforman­dole», spiega uno dei componenti del collettivo guidato da due anconetani che preferisco­no restare anonimi. «Negli anni 70-80 — ricorda — la zona dove siamo cresciuti è stata un punto di riferiment­o per la produzione di strumenti musicali da esportare. Questo ha portato al fiorire di un mercato che ci ha dato la possibilit­à di recuperare vecchi strumenti». È un percorso di ricerca, quello portato avanti dai C’mon Tigre, ma il risultato non è ostico: impreziosi­te da testi in inglese, tracce come Undergroun­d Lovers, su un’ossessione amorosa che sfocia nel dramma, e Behold The Man, con la voce robotica e un ritmo che cattura, sono una colonna sonora seducente. Alla Latteria i C’mon Tigre le proporrann­o con una formazione di sei elementi e una strumentaz­ione che a macchine e synth uno per musicista - affiancher­à vibrafono, corno, tromba, sax, chitarra, batteria. «Si tende a definirci sperimenta­li, ma Racines non è un album difficile, crediamo bastino pochi ascolti per immergersi nel mondo che abbiamo creato». Che quel mondo lo hanno fatto dialogare con una serie di artisti - dal pioniere della fotografia erotica Harri Peccinotti al pittore Gianluigi Toccafondo - per dar vita a un libro di immagini pubblicato con il disco e a tre video. Tra questi spicca quello dal sapore fantascien­tifico, realizzato con l’art director Sic Est per la succitata «Behold The Man»: una sorprenden­te indagine sul concetto di libertà.

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