Negozi stabili, ma il fatturato cala
Nell’ultimo decennio la ristorazione è cresciuta del 60%: da 962 a 1.542 pubblici esercizi
Il commercio tiene, c’è il boom dell’elettronico (+15% all’anno) e della ristorazione (+60% in un decennio). Ma per tutti c’è il calo di fatturato e utili. Così come sono in calo i negozi a gestione familiare.
Una tenuta complessiva di alimentari e negozi di beni durevoli, il boom del commercio elettronico (+15% all’anno) e della ristorazione. Dietro le quinte la riduzione di fatturati e utili quasi per tutti, ben lontani da quelli pre 2008, uno spostamento dalla gestione famigliare a quello di imprese e franchising, una modificazione nei modelli di consumo.
L’insieme dipinge comunque un quadro meno fosco del commercio in città, stando almeno ai dati diffusi ieri a Palazzo Loggia dall’assessore competente Valter Muchetti e da Marco Palamenghi dell’ufficio informatica e statistica del Comune. I numeri assoluti dicono che nel 2008 le attività commerciali in città erano 3.845, nel 2018 sono diventate 4.708, il 22% in più. Il dettaglio temporale dice che la crescita è avvenuta soprattutto da partire dal 2013, quello per settore rileva che commercio alimentare e di beni ha avuto aumenti ben minori (e, nel secondo caso, dato soprattutto dal commercio elettronico), mentre la crescita corposa è avvenuta soprattutto nella ristorazione e nei pubblici esercizi, lievitati in un decennio da 962 a 1.542, cioè qualcosa come il 60% in più. Un aumento, quest’ultimo, che dice anche molto della modificazione degli stili di vita: si mangia sempre più fuori, si cucina sempre meno tra le mura domestiche. E chi mangia a casa va più spesso al discount, uno dei pochi ambiti di crescita nel settore alimentare. Reggono e durano nel tempo i negozi e le attività di ristorazione o hanno una mortalità elevata? Lo studio prova a indagare la storia delle attività fotografate nel 2018: più di un terzo (il 35%) ha più di 10 anni di vita, il 23% ne ha trai 5 e i 10, un quarto è operativo da uno a cinque anni, il 17% circa da meno di un anno. Nei pubblici esercizi, bar e ristoranti, quelli più interessati alla crescita negli ultimi anni, si registra la percentuale più elevata (21%) di aperture recenti. In un ambito in profonda mutazione — nella piccola e nella grande distribuzione, incalzato dal commercio on line — tutto sommato c’è una discreta tenuta.
Non significa che ovviamente sia una festa, anzi, come già osservato i margini medi si sono ridotti parecchio, ma anche la distribuzione territoriale per quartieri dice che esiste un discreto consolidamento.
Dopodiché non è necessario appassionarsi di numeri per capire che alcune particolari zone della città sono in sofferenza, che alcune vie del centro storico come per esempio corso Mameli (o come l’area dell’ex tribunale, corso Cavour e via Moretto) sono in difficoltà da tempo e non hanno ancora trovato un’identità definita da cui partire per il rilancio. O che in alcuni quartieri periferici, come ieri ha ricordato lo stesso assessore Valter Muchetti, è necessario talvolta intervenire con il commercio ambulante (soprattutto di generi alimentari) per far fronte alla moria di alcune attività di vicinato. O, ancora — questo aspetto lo studio presentato ieri a Palazzo Loggia lo accenna solo marginalmente — che negli anni è cresciuta in modo notevole la presenza di attività gestite non da singoli e familiari ma da catene, imprese, grosse società o in franchising, nell’abbigliamento soprattutto ma non solo. O che un pezzo della tenuta del commercio sono poi negozi di telefonia che vendono abbonamenti e qualche cellulare.
Fatte tutte queste osservazioni il quadro complessivo, questo il senso della presentazione dei dati avvenuta ieri in Loggia, è semplicemente meno cupo — parola dell’assessore — «di quanto a volte venga narrato o percepito». Il commercio on line incalza tutti gli ambiti (elettronica e abbigliamento soprattutto ma con incursioni sempre più frequenti anche nell’alimentare) ed è destinato a crescere sempre più. Anche la popolazione è cambiata, più anziani e più stranieri cambiano inevitabilmente anche il modo di fare la spesa e la tipologia di attività.
Senza contare le modificazioni intervenute nel lavoro e nel tempo libero, che portano sempre più persone a consumare pasti fuori casa.
Tutto vero ma, come osservato da Muchetti, «la fotografia generale ci dice che c’è una tenuta complessiva del commercio in città e che molte attività sono radicate o consolidate». Da parte sua anche la sottolineatura che il rapporto con le associazioni di categoria è costante e con loro si sta ragionando insieme in vista della revisione del Duc, il distretto urbano del commercio, per il prossimo anno.
"Muchetti La fotografia generale fornita dai dati illustra una tenuta complessiva del commercio in città e che molte attività commerciali sono ormai radicate o ben consolidate
In periferia
Alcune zone della città possono fare affidamento solo sugli ambulanti