Gli agricoltori alla Regione: «Più acqua dai laghi o sarà la fine»
Buizza (consorzio Oglio): subito la deroga regionale, senza i ritardi del 2013
Le conseguenze dei cambiamenti climatici diventano sempre più drammatici. In montagna non c’è più neve, i laghi d’Iseo e Idro sono ai minimi storici e si preannuncia un’estate disastrosa per l’agricoltura. Per questo Confagricoltura ieri ha chiesto alla Regione di concedere per tempo una deroga per poter svasare di più i laghi e «salvare» così fiumi e sistema agricolo. «Ma servono anche fondi per finanziare tecniche irrigue più efficienti» ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli.
“«Se non piove, sarà un’annata peggiore del 2003». La nefasta profezia è dell’ingegnere Massimo Buizza, direttore del Consorzio del fiume Oglio. Uno che lavora nel settore da trent’anni e che mai, in questo periodo, aveva visto il Guglielmo già privo di neve. «Sotto i duemila metri si è sciolta dappertutto», ma il mondo agricolo ha bisogno di acqua almeno «fino alla prima settimana di agosto». Che fare, quindi? «È probabile che ci sia bisogno di una deroga».
Nel mirino del mondo agricolo finisce il deflusso minimo vitale e quello ecologico (aumentato dal 5 al 10 per cento): per garantirlo, il Sebino – al pari degli altri laghi – dovrà sempre rilasciare una certa quantità di acqua, indipendentemente dai fabbisogni dell’irrigazione. E la preoccupazione è palpabile: gli agricoltori sperano che si possa avere un’interlocuzione più diretta con Regione Lombardia, in modo da ottenere celermente delle deroghe quando servono. «Nel 2013 l’avevamo chiesta ad aprile. E arrivò a settembre» ricorda Buizza. Ed è per evitare che si ripetano queste situazioni che Confagricoltura Brescia ieri ha radunato i diversi consorzi di bonifica della Lombardia orientale: una sessione di lavoro preparatorio al Tavolo sulle risorse idriche che si terrà il primo aprile a Palazzo Lombardia.
I livelli di riempimenti dei laghi sono allarmanti: il Sebino è al 14% della sua capacità, il lago d’Idro al 13%, male anche il lago di Como (7%), vanno meglio il Garda (94%) e il Maggiore (28,5%). L’equilibrio idrico è sempre più delicato. E il mondo agricolo deve cercare di consumare meno acqua: è vero che l’irrigazione a scorrimento ricarica l’area dei fontanili, ma il problema è che l’oro blu sarà sempre più scarso. Per il presidente di Confagricoltura Brescia, Giovanni Garbelli, la soluzione non sembra essere quella delle cave e degli invasi, lanciata dal Pirellone: «Si tratta di una sperimentazione – dice – non sappiamo se funziona e quali benefici darà». Quindi, si vada avanti, ma considerando più strade. «C’è la micro-irrigazione e quella a pivot», con grandi bracci orizzontali. «Io questa l’ho adottata sui miei campi – racconta Garbelli –. Ho sostenuto l’investimento per intero, ma credo che bisognerebbe trovare delle forme di defiscalizzazione o di contributo. Immaginando per esempio che i fondi del Piano di sviluppo rurale coprano il 25-30%».
Che sia quanto mai necessario trovare tecniche innovative per ridurre i consumi idrici lo dicono i numeri: indietro non si torna, la situazione può solo peggiorare. «Nei prossimi cinquant’anni – ha detto Giorgio Negri, direttore Anbi Lombardia – nei territori compresi tra Lecco e Brescia le piogge primaverili diminuiranno del 30%, quelle estive del 60%. E il fabbisogno idrico sui campi aumenterà» del 50%. La siccità e le restrizioni idriche sono quindi una condizione destinata ad aumentare: gli anni più duri furono il 2003-05-07-13-18. E per il 2019 è difficile fare previsioni, se non negative: il lago d’Idro è pieno al 13% e al confine col Trentino «la neve sopra Malga Bissina, che fa da riserva, è a 60 centimetri, quando dovrebbe essere un metro. È questa la premessa su cui si basa la nostra stagione irrigua» fa notare Luigi Lecchi, presidente del Consorzio del Chiese. Accanto a lui Francesca Ceruti, consigliere regionale e due volte sindaco di Remedello, che ha assicurato gli agricoltori di raccogliere le loro istanze e portarle al Pirellone.