M2, blocchi d’emergenza disattivati in sei stazioni Atm: sicurezza garantita
Linea verde, la misura tampone contro le frenate anomale L’azienda: interventi anche sugli scambi per scongiurare rischi
Alle 7.50 di lunedì 11 marzo, un treno della M2 supera la fermata di «Cassina de’ Pecchi». Ora di punta, folla sui vagoni. Il treno si blocca all’improvviso. Frenata potente. I passeggeri cadono. Due feriti, non gravi. La frenata è avvenuta per un falso allarme: il sistema di sicurezza ha percepito che il treno fosse passato con il rosso. E lo ha bloccato. Il segnale di rosso, però, non esisteva. Ecco l’anomalia che ha provocato la «frenata indebita». Da oggi, a «Cassina de’ Pecchi» e in altre cinque stazioni della linea «verde», quell’anomalia non si ripeterà più. E non perché siano stati risolti i malfunzionamenti ai sistemi di sicurezza che provocavano i falsi allarmi: ma perché quei sistemi sono stati «spenti». Anzi, smontati.
L’Atm però assicura: «La modifica non ha alcun impatto sulla sicurezza complessiva della circolazione, perché è stata accompagnata da un blocco sugli scambi. L’obiettivo primario, a breve termine, è minimizzare il numero delle frenate d’emergenza non dovute, e dunque sono stati temporaneamente rimossi dei meccanismi che generavano falsi allarmi».
L’origine delle frenate Una parte del sistema di sicurezza della metropolitana (ma anche delle ferrovie) si basa su un dialogo continuo tra terra e treno. A terra (sui binari) sono montate le boe, sensori che «vigilano» sul comportamento del treno, in particolare sul rispetto dei segnali. Se l’errore del macchinista è grave, e dunque pericoloso, scatta la frenata di emergenza. Accade, ad esempio, quando un treno del metrò supera un «rosso imperativo», di fronte al quale il macchinista è obbligato a fermarsi e attendere istruzioni dalla centrale. Il «corto circuito» in questo dialogo terra/treno è l’anomalia principale che negli ultimi mesi ha provocato le frenate «indebite» sulla M2, come quella dell’11 marzo. Le boe rimosse
Il 5 marzo avviene una frenata d’emergenza a «Loreto» (4 feriti per le cadute, di cui uno grave); il 9 marzo frenata improvvisa a Cadorna (linea M1, 11 feriti); seguono il blocco a «Cassina de’ Pecchi» e altri eventi «minori» (in tutto so-
no stati 83 nel 2018). La sequenza di incidenti diventa molto stretta e crea attrito nei rapporti tra l’Atm e il Comune, impegnato da mesi per l’aumento del biglietto a 2 euro. Risultato: Atm ha bisogno di ridurre al più presto il rischio di altre frenate ingiustificate.
Così il 20 marzo i direttori dell’Esercizio e della Sicurezza dell’azienda firmano una comunicazione interna, consultata dal Corriere, che spiega: «Tutte le boe associate ai segnali alti in direzione legale sono state rimosse» nelle stazioni di «Cassina de’ Pecchi», «Vimodrone», «Cimiano», «Garibaldi», «Porta Genova» e «Romolo». Una soluzione tampone. Dato che gli allarmi funzionano male, vengono spenti. In particolare, è stato rimosso il 34 per cento delle boe, meccanismi che stavano generando molti falsi allarmi sulla «verde».
«Scambi bloccati» L’azienda spiega: «Stiamo lavorando per ridurre la potenza e l’intensità delle frenate, e dunque le possibili ricadute sui passeggeri. Tutto questo, mantenendo un identico livello di sicurezza. Ma ci vorrà tempo». Domanda: eliminare quei sensori, e dunque togliere la «vigilanza elettronica» che corregge eventuali errori dei macchinisti in quelle sei stazioni, ha una ricaduta sulla sicurezza della circolazione?
L’azienda assicura che la sicurezza resta identica perché in tutti i tratti dove sono state rimosse le boe sono stati anche bloccati gli scambi: significa che è stato eliminato il rischio primario e più grave che ci sia un incidente fra treni in movimento.
Di fatto, le stazioni diventano uguali alle fermate, con binari dritti e «chiusi», perché sono state impedite tutte le connessioni attraverso gli scambi.
«Vuol dire perdere un po’ di flessibilità nella gestione della linea in caso di necessità, ma è stata fatta questa scelta per ridurre il numero di falsi allarmi. La decisione è solo temporanea e quando sarà possibile la linea tornerà nel suo assetto originale».
Atm sta facendo da giorni molti test notturni per sperimentare frenate d’emergenza più morbide. Questa modifica andrà però verificata e approvata dall’Ustif, l’ufficio di vigilanza del ministero dei Trasporti.
L’obiettivo è dunque per ora spostato sulla cura dell’effetto (la frenata molto brusca) e non sulla risoluzione della causa (i malfunzionamenti che creano falsi allarmi).
Atm sta facendo da giorni test notturni per sperimentare frenate d’emergenza morbide