Palazzo Verbania, Chiara e Sereni tornano a Luino
Gli archivi dei due letterati nel nuovo spazio
Sarà uno dei poli culturali del Lago Maggiore in grado di attirare turisti alla ricerca del gusto lontano della Belle Époque, quando Luino era un centro di snodo fra Svizzera e pianura Padana poiché già dotato di una grande stazione internazionale. Palazzo Verbania, gioiello liberty di inizio Novecento torna agli antichi splendori dopo anni di restauri che hanno fatto rinascere un luogo ideato fin dall’origine come punto di incontro e oggi custode della tradizione letteraria sbocciata proprio sul lago, sfondo naturale alla vita di due grandi della parola: il poeta Vittorio Sereni e il romanziere Piero Chiara.
È proprio a Chiara e Sereni che è dedicato interamente l’ultimo piano dell’edificio che racchiude preziosi carteggi, testi inediti, dattiloscritti e quaderni dei due autori che sono da oggi a disposizione di studiosi e appassionati di letteratura in una suggestiva sala di consultazione dalle luci spettacolari perché direttamente a picco sul lago.
Tutto merito di un programma di valorizzazione culturale siglato il 20 ottobre 2014 fra città di Luino, Ministero per i Beni e le attività culturali e Agenzia del demanio per il passaggio di proprietà dell’immobile e il successivo restauro finanziato da Comune, Fondazione Cariplo e Regione Lombardia. Non a caso oggi al taglio del nastro è atteso il governatore lombardo, il varesino Attilio Fontana.
La storia di questo palazzo è del tutto singolare poiché nacque nel 1904 quando alcuni industriali lunensi e della svizzera tedesca (in questa zona era particolarmente fiorente l’industria tessile del cotone) diedero vita ad una società anonima per la costruzione di un palazzo liberty sul lungolago dotato di salone per feste e ricevimenti, un «kursaal», come venivano chiamati ai tempi questi luoghi d’incontro. Un nome che richiamava, oltre che nello stile, anche un sentire culturale mitteleuropeo pronunciato però alla francese non appena l’Italia entrò in guerra contro l’impero austro ungarico al fianco dell’Intesa. E con l’avvento del fascismo il nome venne a sua volta ritagliato sulle velleità linguistiche autarchiche del Ventennio, e pertanto venne coniato quel «Verbania» ancora oggi utilizzato.
Proprio sul palcoscenico del Verbania, durante la messa in scena di «Pierrot», che, nel 1911, si conobbero Enrico Sereni e Michelina Colombi, dalla cui relazione nacque il grande poeta Vittorio Sereni, nel 1913, stesso anno di nascita dell’altro letterato a cui il palazzo è dedicato, Piero Chiara, talmente innamorato del posto da menzionarlo spesso nei suoi romanzi, come «Il piatto piange».
«Chiara non cita mai il palazzo, parla invece del “Metropole” per designare la bisca dove si giocava a tutte le ore, specialmente la sera. In realtà erano proprio le cantine di Palazzo Verbania il posto dove si incontravano i famosi personaggi dei suoi libri», spiega Federico Roncoroni, curatore delle opere edite e inedite del romanziere luinese. «Finalmente i fondi letterari di questi due autori trovano una sistemazione definitiva in un luogo degno di poter accogliere gli studiosi. Ricordo quando gran parte delle opere di Chiara, soprattutto inediti e manoscritti, si trovavano nel mio studio a Como: uno spazio di 75 metri quadrati. Ogni tanto arrivava un ricercatore a consultare qualche opera in quello spazio improponibile. Ora tutto questo materiale non solo è disponibile, ma verrà messo anche in rete».
La vita dei due autori si intrecciò spesso, soprattutto quando Sereni divenne direttore letterario per Mondadori, casa editrice che pubblicò numerosi romanzi di Chiara, veri e propri best seller da cui vennero tratti anche film, tra cui «Venga a prendere il caffè da noi» (tratto da «La spartizione»), con Ugo Tognazzi, ambientato in parte anche a Luino.
Sempre all’ultimo piano del palazzo c’è la ricostruzione dello studio di Sereni: libreria, scrivania e macchine da scrivere così com’erano a partire dalla fine degli anni Sessanta nell’appartamento di via Paravia, zona San Siro, a Milano.