SCOMPARSA DEGLI «ISMI»
Di colpo, gli «ismi» si sono sfarinati sotto le martellate che a Berlino avevano abbattuto il muro della vergogna. Dopo fascismo e nazismo, anche il comunismo diventava scoria della Storia e veniva anch’esso gettato nella sua – capiente – pattumiera. In Italia, da lì a poco, scoppiava Tangentopoli, con la conseguente scomparsa dei partiti tradizionali. A resistere alla demolizione di un’intera classe politica era solo il Partito comunista, che però aveva anch’esso cambiato abito nell’atelier della Bolognina. Unico sopravvissuto fra gli “ismi”, quel cattolicesimo dal tempio millenario e connaturato con la maggior parte della civiltà cristiana occidentale, e quel liberalismo capace di traghettare una nuova stagione del capitalismo: l’unico – di fatto – emergente come vincente in una società postindustriale che si avviava a sfondare un altro muro simbolicamente altrettanto potente quanto quello tedesco: quello di un intero millennio. Fra le macerie in cui si muoveva la politica agli inizi dei Novanta, germogliavano nuove forme di aggregazione sulla base dei vecchi “ismi” trasformati, mentre scomparivano i luoghi della politica. È questo un punto nevralgico in relazione al voto che domani chiamerà alle urne quasi un milione di bresciani per rinnovare l’Europa e oltre mezzo milione di essi per ridisegnare le amministrazioni di 147 Comuni.
Nei 1170 seggi sparsi in tutta la provincia, quelli che andranno a votare infileranno i propri «ismi»: quelle convinzioni che riconducono a quelle ideologie dismesse formalmente, ma tenacemente presenti nel cuore e nella ragione di chi ha superato gli anta, intesi come cinquanta: la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto. I giovani – quelli che non diserteranno le urne – esprimeranno il loro parere politico dopo esserselo formato al di fuori di quei luoghi che fino a Tangentopoli facevano crescere nuove coscienze civiche. Dopo la buriana di Mani Pulite, sulla piazza, ad aggregare le nuove gioventù, sono rimasti solo i luoghi cattolici, ché quelli laici sono davvero marginali. Fonti di informazione e formazione per le nuove generazioni, sono da tempo due schermi: quelli della tv e del pc (o simili). Una «informazione» spesso pilotata i cui maggiori destinatari sono proprio quei giovani cui è stato impedita una formazione civile capace di orientarsi nell’universo mondo della politica. E questo è un problema. Comunque la si pensi.