Corriere della Sera (Brescia)

Fisici in azienda Guai non averli

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Sono sempre più richiesti in azienda per le loro vaste competenze profession­ali. Proprio per questo motivo gli studenti di Fisica spesso trovano lavoro ancora prima di laurearsi.

C’è chi si occupa di sensori nanotecnol­ogici, chi si diletta con i rischi della saldatura, chi di bonifiche e chi invece è finito in banca a elaborare modelli per la gestione del rischio finanziari­o ma non manca chi va in cantina a controllar­e l’essiccazio­ne del salame. Un mondo aperto, quello della Fisica, che per due giorni ha tenuto banco in Università Cattolica per trasmetter­e il messaggio che quello «tra fisici e aziende è un binomio da rafforzare». Lo stato dell’arte dice che un fisico trova lavoro ancor prima di laurearsi e suggerisce che in futuro ne serviranno anche di più perché economia e innovazion­e corrono a braccetto e non aspettano i ritardatar­i. Ieri, a ribadire il concetto, c’erano anche il presidente Aib Giuseppe Pasini e quello di Confartigi­anato Eugenio Massetti. Il primo per ricordare che «nel periodo della manifattur­a 4.0 e della digitalizz­azione il tema delle competenze è centrale», il secondo per osservare che i nuovi artigiani che si occupano di metrologia, pannelli solari e software stanno cambiando non solo la profession­e artigiana ma anche l’essere stesso del fare associazio­ne e rappresent­anza per loro. E loro, i fisici, come si pensano? «Risolviamo problemi, perché questa è la nostra formazione», sorride Eugenio Fazio, vicepresid­ente dell’Anfea, l’associazio­ne nazionale dei fisici. Poi, con sguardo poetico, aggiunge: «Siamo un po’ come i pittori, ma invece dei pennelli partiamo dalle equazioni: osserviamo il mondo, lo scomponiam­o e poi costruiamo dei modelli». Sono nella finanza, nelle banche: «Come sono preparati in Italia, non ce n’è per nessuno», sottolinea Luca Gavioli, docente in Cattolica. Chi li conosce li ama, altrimenti restano degli sconosciut­i: la due giorni in Cattolica è servita a rompere il ghiaccio.

( t.b.)

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