Mitelli e Mazurek Un viaggio sul pianeta jazz
Il duo presenta il disco «Star Gaze Night» «Un viaggio verso pianeti sconosciuti in cui miriamo all’essenza della musica»
Calca raramente le ribalte cittadine, ma stasera si esibirà a Brescia, ospite dell’associazione Carme, con il suo ultimissimo progetto musicale. Il trombettista Gabriele Mitelli, artista-esploratore fuori dagli schemi, l’anno scorso vincitore del referendum Top Jazz quale Nuovo talento italiano, concluderà nella sala di via delle Battaglie il tour italiano di Star Splitter, duo che da poco più di un anno condivide con un altro trombettista, l’americano Rob Mazurek. Da vent’anni Mazurek è l’infaticabile animatore della scena più sperimentale di Chicago, e si muove a cavallo tra l’eredità storica dell’Aacm, il post-rock dei Tortoise, l’elettronica rumorista e la lentezza di un Morton Feldman. Insieme presenteranno il disco Star Gaze Night, appena uscito per l’importante etichetta Clean Feed e registrato dal vivo il 10 maggio dell’anno scorso alla Stazione Leopolda di Firenze, nell’ambito del festival Fabbrica Europa.
Un duo scintillato in una pieve della Franciacorta e
rinnovatosi sulla spiaggia sarda di Porto Pino, al Festival di Sant’Anna Arresi.
«L’intesa con Rob si è instaurata quasi istantaneamente. Entrambi miriamo all’essenza della musica con il medesimo sguardo prospettico, cosa che ci consente di suonare senza la necessità di dirci nulla, né di programmare o stabilire che cosa fare e che cosa no. Un atto improvvisativo condiviso, una sorta di rituale sciamanico che si svolge in stato di semi-incoscienza, quasi di trance, durante il quale la comunicazione interpersonale si trasmette su altre frequenze, ad altre velocità».
In questo flusso di coscienza sonoro emergono di tanto in tanto delle linee melodiche. «Certamente, ma è un uso della melodia molto, molto semplice. Sono linee nel vero senso della parola, mezzi di trasporto tra un ambito dell’improvvisazione e l’altro. Luoghi di momentanea coscienza, attimi di riappropriazione di controllo che fanno da trampolino di lancio verso una nuova libertà, incosciente e fuori controllo. Il titolo del disco accenna proprio a questo viaggio verso l’ignoto, verso pianeti sconosciuti». Ci sono riferimenti ad altri musicisti?
«Non si tratta di riferimenti precisi, quanto piuttosto dell’esplicitarsi di parte del mio background musicale, da Terry Riley a Jim O’Rourke, da Bill Dixon a Don Cherry».
E per Mazurek?
«È uno dei musicisti più coerenti al mondo. Un universo a sé stante, capace di trarre linfa artistica da tutto ciò che lo circonda, da qualunque esperienza di vita. Da lui sto imparando tantissimo: mi sta aiutando a capire che cosa potrò fare in futuro della mia arte». Prossimi progetti?
«Un tour europeo in quartetto con John Edwards, Alexander Hawkins e Mark Sanders, con cui l’anno prossimo entrerò in studio di registrazione. Poi il mio primo disco in solo, che uscirà a fine anno per We Insist!»
E come direttore artistico? «Il 19 giugno partirà da Orzinuovi il Ground music festival di Franciacorta, giunto alla terza edizione, e a settembre la nuova programmazione di Indica al Moca».