Oggi si scelgono 147 nuovi sindaci
Nella corsa al Parlamento di Bruxelles anche 15 bresciani. Resta l’incognita astensionismo
I bresciani sono pronti a votare. I seggi sono aperti oggi dalle 7 alle 23, subito dopo la chiusura comincerà lo spoglio per le elezioni europee, mentre le schede per l’elezione di 147 sindaci saranno scrutinate dalle 14 di domani. Alle urne per le Europee sono chiamati 990 mila bresciani, ma 550 mila riceveranno anche una seconda scheda elettorale, poiché devono scegliere il nuovo sindaco e il consiglio comunale del loro paese. Nel tardo pomeriggio di ieri i 1.170 seggi erano tutti pronti, non c’è stato alcun intoppo, così come nessuna defezione dei presidenti (nelle Politiche del 4 marzo 2018 avevano chiesto la sostituzione in un centinaio). Resta l’incognita dell’astensionismo: potrebbe non votare oltre il 30 per cento degli aventi diritto.
Aperte ieri pomeriggio le 1.170 sezioni elettorali da quasi seimila tra presidenti e scrutatori in tutta la provincia, oggi si vota dalle 7 alle 23 per eleggere i nuovi rappresentanti del parlamento europeo. A essere chiamati alle urne sono quasi 955 mila elettori. Per 550 mila le schede consegnate saranno due, dal momento che in 147 Comuni della provincia si vota anche per rinnovare consigli comunali e sindaci. Le due votazioni, come e più che in passato, avranno una doppia valenza: da un lato quella propria, legata o alle dinamiche locali del singolo comune nel caso delle amministrative o allo sguardo europeo nel secondo, dall’altra saranno inevitabilmente lette anche come una cartina di tornasole per valutare i rapporti di forza tra le diverse forze politiche. A livello europeo bisognerà vedere quali saranno gli equilibri tra forze cosiddette sovraniste e nazionaliste rispetto ai gruppi più tradizionalmente filoeuropei, popolari e socialdemocratici in primo luogo, ma anche liberali e verdi. Sulla carta, stando ai sondaggi che potevano essere diffusi fino a qualche giorno fa, i partiti in grado di superare lo sbarramento del 4% sono solo cinque: Lega, Cinque Stelle, Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un paio (La sinistra e Più Europa) se la giocano, gli altri (Verdi, Pirati, Animalisti, Forza Nuova, CasaPound, Popolari per l’Italia e Popolo per la famiglia) sono piuttosto lontani. Il che, in pratica, significa che i candidati non hanno grandi possibilità di andare a Strasburgo. I bresciani candidati nelle diverse liste sono quindici. Per quanto riguarda i partiti maggiori nella Lega ci sono l’uscente Oscar Danilo Lancini e Stefania Zambelli. La seconda, ex vicesindaco a Salò, è un’incognita mentre per Lancini dovrebbe essere forse più semplice. L’ex sindaco di Adro, è però opportuno ricordarlo, la scorsa volta ottenne poco più di 14 mila preferenze, risultando ottavo per numero di voti in quel partito. Se ora si ritrova a Strasburgo è perché Salvini gli ha lasciato il posto da quando è diventato
ministro e altri davanti a lui hanno fatto altrettanto. Salvini è capolista anche questa volta ma resterà ministro, cederà il posto ma Lancini, per essere sicuro di farcela, dovrà probabilmente avere una posizione migliore per numero di preferenze rispetto a cinque anni fa. Nel Cinque Stelle di bresciani che hanno superato le primarie interne tramite piattaforma Rousseau non ve ne sono. Nel Pd sono due i bresciani: l’ex presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli e Caterina Avanza, fino a poche settimane nello staff del presidente francese Macron. Per entrambi non sarà semplice, visto che il Pd ovviamente otterrà percentuali ben lontane da quelle del 40% del 2014 e che avevano portato al parlamento europeo ben nove candidati tra i quali il bresciano uscente Luigi Morgano. In Forza Italia c’è Mauro Parolini, rientrato nel partito dopo aver errato in formazioni vicine per un periodo, in Fratelli d’Italia c’è Giuseppe Romele, fuoriuscito di Forza Italia. Gli altri bresciani sono Cristina Bagnoli (PiùEuropa), Cristina Torli (la Sinistra), Dario Balotta e Chiara Rossini (Europa verde), Giorgio Agnellini e Paola Evangelisti (Popolari per l’Italia), Rosa De Matteis (partito comunista), Giancarlo Archetti e Stefania Parma (Popolo della Famiglia). Per quanto riguarda i 147 Comuni bresciani al voto per il rinnovo di sindaci e consiglieri, in ben 23 di questi si è presentata una sola lista. Risultato scontato, ma attenzione: perché le elezioni siano valide deve andare a votare almeno il 50% degli aventi diritto altrimenti scatta il commissariamento. Discorso preferenze: alle europee possono essere al massimo tre, ma è necessario che ci siano entrambi i generi; alle amministrative è previsto un solo voto di preferenza nei Comuni fino a 5mila abitanti, per quelli con un numero superiore di residenti le preferenze possono essere due, sempre di genere diverso. Tema un po’rimosso della campagna elettorale, l’astensionismo. Continua ad aumentare il numero di persone che preferisce non andare a votare, facile immaginare che anche questa volta non sarà troppo diverso. Un buon risultato sarebbe se l’affluenza non fosse troppo diversa rispetto al 2014, quando fu leggermente superiore al 70%. La campagna elettorale dei singoli candidati è stata sullo scialbo andante, salvo qualche eccezione, ma la polarizzazione Europa sì o no da una parte e Governo sì o no dall’altra (e chi prevale all’interno della coalizione che guida il Paese) potrebbero favorire l’affluenza. Si vedrà questa sera, a seggi chiusi. Alle 23 il via allo spoglio per le europee, domani alle 14 quello per le amministrative.