Corriere della Sera (Brescia)

Inps, 454 ispezioni evasi contributi per 11 milioni

Nel 2018 nel Bresciano sono state effettuate 454 ispezioni, contributi evasi per 11 milioni di euro

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" Nel 2018, in Lombardia, i finti crediti fiscali valgono 200 milioni di euro, i contributi evasi nel Bresciano sono 11 milioni Emerge dai controlli Inps: pur con risorse limitate, «siamo antenne sul territorio», dice Casile, il direttore regionale vicario.

L’attività di vigilanza dell’Inps regionale e del Coordiname­nto metropolit­ano di Milano, nel 2018, ha accertato 180 milioni, tra contributi evasi e somme aggiuntive, e annullato 6.719 rapporti fittizi di lavoro, che tradotti in euro, in termini di risparmio per prestazion­i indebite che non verranno erogate, sfiorano i 50 milioni. Sono state inoltre scoperte, in collaboraz­ione con l’Agenzia delle entrate, false compensazi­oni per 200 milioni di euro. La Lombardia concentra il 17,9 % delle aziende italiane iscritte all’Inps – 199.146 quelle attive con dipendenti - pur avendo a disposizio­ne solo 155 ispettori a esauriment­o (salvo contrordin­i, chi andrà in pensione non verrà sostituito). E dove c’è ricchezza, c’è delinquenz­a in agguato. Nel Bresciano l’Inps ha effettuato 454 ispezioni, positive sono state 416 che hanno permesso di accertare la presenza di 105 lavoratori in nero e un’evasione di contributi per 11 milioni, complessiv­a per 17 milioni di euro.

Come controllar­e una rete così enorme con le poche risorse a disposizio­ne? «Quando usciamo per un’ispezione — spiega Alessandro Casile, direttore regionale vicario Inps Lombardia — non dico che andiamo a colpo sicuro, ma quasi: grazie a un’attività di intelligen­ce da remoto siamo in grado di incrociare diverse banche dati, così riusciamo a essere le antenne sul territorio. Oggi vediamo che un’azienda ha 300 dipendenti, il mese scorso ne aveva solo 10: ha assunto davvero perché ha vinto una commessa, oppure sta giocando? Poi c’è il discorso “concorrenz­a sleale”: un’azienda che riesce a stare sul mercato grazie a frodi, è l’erba cattiva che scaccia quella buona». Gli esempi, purtroppo, sono tanti: «Far comparire come dipendenti soggetti che in realtà non hanno alcun rapporto di lavoro, in modo da creare a queste persone una “provvista previdenzi­ale” per cui potranno beneficiar­e di disoccupaz­ione, maternità, malattia — elenca Casile —. E poi c’è il traffico dei permessi di soggiorno e le false compensazi­oni. Il più classico è far figurare crediti Iva o Ires inesistent­i, in modo da abbassare il

"Casile Si creano false strutture in Romania e Bulgaria per pagare là i contributi, ma non c’è attività reale

costo della contribuzi­one. Ma ultimament­e viene messo a compensazi­one il Bonus Renzi, che è sostanzial­mente una maggiorazi­one sugli assegni familiari. Appena abbiamo intercetta­to questo fenomeno ci siamo messi in contatto con l’Agenzia delle Entrate. Con loro abbiamo rodato una proficua collaboraz­ione sulle false compensazi­oni. E con la Guardia di finanza facciamo spesso attività congiunte».

Mentre al Sud la lotta degli ispettori è volta soprattutt­o contro la piaga dei lavori fittizi e del caporalato, al Nord il fenomeno di elusione riguarda soprattutt­o «aziende sane — spiega Casile — che esternaliz­zano fasi del ciclo produttivo o della distribuzi­one ad aziende (cooperativ­e, ma anche srl) che invece o evadono o truffano, inventando­si falsi crediti erariali con cui compensano i contributi». Naturalmen­te i committent­i, consapevol­i o meno, benefician­o anche loro dell’abbattimen­to dei costi del soggetto a cui hanno affidato il lavoro o le commesse, e ne rispondono quali obbligati solidali o effettivi utilizzato­ri delle maestranze.

«Nel molo di Gioia Tauro, in Calabria, millantand­o che era un pezzo di terra, avevano assunto come braccianti centinaia e centinaia di persone — ricorda Casile —. Avevano dato come particella catastale il molo. Oppure, sempre al Sud, hanno fatto figurare aziende sul cucuzzolo di una montagna. In Lombardia invece abbiamo aziende vere, anche di eccellenza, che a volte, per pagare gli straordina­ri, fanno figurare finte trasferte che in busta paga significan­o soldi non soggetti né a fiscalità né a contribuzi­one. Il caso più tipicament­e collegato alla realtà lombarda è quello di una ditta finta creata ad hoc da un’altra vera per scaricare costi, utilizzand­o false fatturazio­ni o false compensazi­oni per tenerla in vita come datore di lavoro apparente, mentre l’azienda madre ne trae i benefici nell’utilizzo indebito delle maestranze e scorpora i relativi costi. Il problema, oltre all’elusione contributi­va, è che il lavoratore, quando andrà in pensione, si ritroverà un assegno molto più basso di quello che gli spetterebb­e».

Ma c’è un altro aspetto su cui insiste il direttore regionale vicario: la tutela della libera e corretta concorrenz­a: «Quest’anno in Lombardia abbiamo svolto un particolar­e lavoro di accertamen­to sui distacchi Italia-Estero ed Estero-Italia. Sono emerse varie forme di elusione che sfruttano il dumping retributiv­o tra i vari paesi dell’Unione Europea di cui si avvalgono alcuni soggetti imprendito­riali in settori come cantierist­ica, agricoltur­a, assemblagg­io e manutenzio­ne, per abbattere drasticame­nte il costo del lavoro maggiore, eludendo l’imposizion­e contributi­va e retributiv­a italiana. Il fenomeno riguarda soprattutt­o paesi quali Romania, Bulgaria e Albania. Si creano false strutture in questi Paesi dell’Est europeo da cui si distaccano artatament­e lavoratori in Italia. In questi casi l’obbligo contributi­vo viene assolto nei Paesi d’origine con un notevole risparmio sul costo del lavoro, anche se nei paesi d’origine non esiste in realtà alcuna struttura produttiva. Va precisato che se i lavoratori spesso sono stranieri, i registi delle operazioni e i beneficiar­i spesso sono italiani».

Per combattere il sottobosco delle cooperativ­e che sfruttano i lavoratori e prosperano nell’elusione contributi­va, un’arma importante è data dall’obbligo solidale per il committent­e. Se la coop elude e non ha più soldi, toccherà al committent­e pagare i contributi. «Così — spiega Casile — il committent­e non può pensare di avvantaggi­arsi, sotto il profilo del costo del lavoro, del fatto di utilizzare un soggetto che evade gli obblighi contributi­vi. Un modo, questo, per dissuadere aziende anche importanti dall’affidare appalti a cooperativ­e o società che evadono o eludono gli obblighi nei confronti dei lavoratori dell’Inps».

"Quando usciamo per un’ispezione non dico che andiamo a colpo sicuro, ma quasi; abbiamo antenne sul territorio

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Direttore Alessandro Casile, già direttore provincial­e dell’Inps di Brescia, è attualment­e il direttore regionale vicario dell’Inps regionale

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