«Vi racconto il mio Antonello»
Vittorio Sgarbi cicerone d’eccezione alla mostra del pittore messinese Duecento visitatori domani seguiranno il critico nella sua lezione show
Quando Vittorio Sgarbi parla, è un fiume in piena che rompe ogni argine, esonda in tutte le direzioni e lascia dietro di sé un paesaggio per sempre modificato dalle sue parole e dai suoi ricordi. Così, se anche avessimo letto mille saggi su Antonello da Messina, il pittore quattrocentesco ci sembrerà, dopo averlo sentito raccontare dal critico ferrarese, come appena scoperto, di certo in una luce nuova.
I duecento posti disponibili per seguire la sua visita guidata, in programma domani alla mostra di Palazzo Reale (piazza del Duomo 12, ore 19), sono già esauriti. Ma chi non potrà partecipare avrà modo di rifarsi con il libro «Antonello contemporaneo» (Skira), che raccoglie quindici brevi saggi. Che il pittore sia stato il maggiore ritrattista del Quattrocento italiano, Sgarbi lo dà quasi per scontato e preferisce concentrarsi sulla descrizione dell’artista come un metaforico «mafioso ante litteram», nel senso di colui che «per primo» rappresentò il male. Anche la lezione prospettica esercitata in molti capolavori diventa pretesto per ricordi personali come il litigio fra Federico Zeri e Carlo Volpe sulla primogenitura della scoperta di un’opera del maestro messinese. Insomma Sgarbi riesce a trasformare Antonello in un pittore «suo», un personaggio con cui ha avuto una frequentazione diretta e che attraversa in un battito di ciglia la distanza di quasi sei secoli. È così che l’uomo del «Ritratto Trivulzio» si rivela al nostro sguardo con la stessa epifania avuta da Sgarbi: «Improvvisamente, per i miei occhi assuefatti, ha esaurito il teatro del suo volto e la sua energia. Sono attratto ora dalla sua corazza, dal suo busto, e scopro un altro mondo. Se si isola la parte inferiore della tavola di Antonello, con il panneggio, così geometrico, immediatamente si intuisce il riferimento a Lucio Fontana». È in questi modi che il fiume in piena di Sgarbi straripa e ricrea un paesaggio mai visto.