Il giorno del Giro tra festa e mito
La settimana clou parte in provincia (sotto la pioggia) Pur senza Gavia, il muro Mortirolo e Ponte di Legno sanno di leggenda
Anche senza Gavia, sarà uno spettacolo. E una festa. La sedicesima tappa della corsa rosa parte oggi da Lovere e arriva a Ponte di Legno passando per il «mostruoso» Mortirolo e per l’inedita salita a Cevo.
Non c’è Giro d’Italia senza Brescia. Ieri, oggi, domani: l’ultima settimana della Corsa rosa transita sempre dalla nostra provincia dove il ciclismo è un valore, va oltre anche alla tradizione. In città come in provincia, quando la carovana passa tutti rispondono presente. E in questa edizione, con il ritorno delle grandi salite (nonostante la rinuncia forzata al Passo Gavia), la tappa nostrana diventa cruciale per la classifica. Spettacolare il volatone a Iseo dell’anno scorso, sotto una pioggia prevista anche oggi, ma il ritorno di Ponte di Legno come arrivo di tappa rimanda all’entusiasmante edizione del 2010, quando Ivan Basso si prese la corsa alla penultima tappa. Non siamo ancora al redde rationem, stavolta, ma le speranze degli inseguitori (e dello stesso Carapaz, maglia rosa, obbligato a guadagnare terreno sul cronoman Roglic) passano dalle pieghe di un percorso che entrerà nel Bresciano a Borno, vedrà i fuggitivi — il gruppo si sgretolerà presto, con i bresciani Frapporti e Cima pronti al solito a sparigliare le carte — per la prima volta a Cevo e poi rientrerà in provincia per l’infernale Mortirolo dopo l’intermezzo in Valtellina. Le storie dei più grandi ciclisti italiani moderni hanno conosciuto su queste rampe ruvide, con la pendenza mai inferiore al 9%, le loro pagine più belle. Ma sarà a Ponte di Legno che si capirà davvero chi ha le credenziali per vincere questo Giro. C’è ancora spazio per tutti, non solo per i primi tre in classifica, incluso l’attesissimo Nibali. Chi trionfa sulle montagne bresciane spesso finisce in rosa. Oppure, come è stato per Marco Pantani, costruisce qui le mura del mito.