Martinelli: «Pantani qui capì di essere il migliore»
Nei suoi 33 Giri d’Italia come direttore sportivo, Giuseppe Martinelli ha sempre scalato il Mortirolo correndo il rischio di bruciare la frizione della sua ammiraglia: «È la salita che ti fa pensare a qualcosa di straordinario, che incute timore già dal nome, è il metro di paragone per stabilire la durezza delle altre salite», commenta il direttore sportivo dell’Astana, squadra con la quale ha centrato già due vittorie di tappa in questo Giro d’Italia. Nel 1994 era alla Carrera, la squadra di Marco Pantani che qui compì l’impresa: «Quel giorno, Miguel Indurain si accorse che c’era qualcuno più forte di lui in salita. Per poco il Pirata non ribaltò il Giro con quell’azione senza calcoli», commenta Martinelli. Anche nel 2015 il direttore sportivo bresciano era al Giro al seguito di un altro dominatore del Mortirolo, Mikel Landa. «In quell’occasione, forse buttai al vento una vittoria del Giro d’Italia. Tergiversai troppo nel dare il via libera a Landa, in forma straripante, volendolo tenere al fianco di Fabio Aru, nostro capitano. Vincemmo la tappa ma col senno di poi avremmo potuto distaccare maggiormente gli avversari». Distacchi che, secondo Martinelli, l’ascesa al Mortirolo sancirà anche quest’anno: «L’assenza del Gavia permetterà ai corridori di avere più forza nelle gambe per il Mortirolo: ci sarà selezione». Spazio dunque ai grandi nomi di questo Giro, uno su tutti quello di Vincenzo Nibali: «È il vero Nibali, quello che non molla mai e lotta tutti i giorni», assicura Martinelli, che aiutò non poco il siciliano nella sua crescita da atleta. «Nonostante abbia davanti due corridori forti come Carapaz e Roglic, Vincenzo sente di poter vincere questo Giro». E se fosse proprio il Mortirolo a dargli la certezza?