DETENUTI AL LAVORO IN STATALE
L’idea che la mission dell’Università includa dimensioni che vanno oltre la pur fondamentale promozione della conoscenza e della ricerca, e comprenda l’apporto allo sviluppo personale e professionale degli studenti e alla crescita di una comunità critica e consapevole corrisponde a un pensiero archetipico dell’Università, specialmente europea. Tuttavia, solo di recente tali propositi sono stati declinati e definiti in termini di responsabilità sociale dell’Università (Larrán, López e Márquez, 2011), ricavando un’area specifica di attenzione e impegno all’interno della, genericamente detta, terza missione. In questa prospettiva strategica va inquadrata l’iniziativa presentata dalla Università degli Studi di Brescia, che ha sottoscritto, con la Provincia di Brescia e gli Istituti Penitenziari, due convenzioni individuali di tirocinio extracurricolare per soggetti svantaggiati. L’Università di Brescia, infatti, oltre ad aderire alla CNUPP – Conferenza Nazionale dei Poli Universitari Penitenziari (un organismo afferente alla CRUI che riunisce 26 Atenei italiani impegnati sul fronte dello studio universitario in carcere) – ha da poco istituito il Centro d’Ateneo U4P – University for Peace – dimostrando di voler agire convintamente sul fronte della propria responsabilità sociale. Con questo atto di impulso UNIBS entra in un modello di esecuzione penale responsabile, in cui gli elementi fondativi della restorative justice acquisiscono forma e contenuto.
Ipercorsi di tirocinio avranno inizio il prossimo 1 luglio e avranno una durata di sei mesi; gli obiettivi e le modalità saranno definiti dai Progetti Formativi Individuali e saranno monitorati dai tutor degli enti coinvolti, con la supervisione della direttrice generale dell’Università che ha fortemente voluto questa iniziativa anche sulla scorta di una sua precedente e positiva esperienza. Con questa proposta, l’Università di Brescia si orienta verso una dimensione partecipativa nella quale il modello sanzionatorio si coniuga con il principio rieducativo al fine di realizzare percorsi inclusivi degni dei valori democratici e sociali sanciti dalla nostra Costituzione. L’attivazione dei tirocini e la firma delle convenzioni testimonia un impegno verso un modello di esecuzione della pena cui possiamo e dobbiamo guardare, e da cui forse non possiamo prescindere, capace di trasformarne i contenuti e la forma della sanzione, passando dall’inutile immobilismo detentivo a misure più dinamiche, dotate di autentica valenza risocializzativa. Si tratta di un impegno significativo, profuso in una comunità universitaria attenta e partecipativa che considera la tutela dei diritti umani una indicazione di assoluto valore, al cui interno l’illuminato pensiero di Beccaria, che per primo intuì il significato riparativo della pena, scaturisce dalle pagine della sua opera più famosa per divenire pratica corrente.