Corriere della Sera (Brescia)

DETENUTI AL LAVORO IN STATALE

- Di Carlo Alberto Romano

L’idea che la mission dell’Università includa dimensioni che vanno oltre la pur fondamenta­le promozione della conoscenza e della ricerca, e comprenda l’apporto allo sviluppo personale e profession­ale degli studenti e alla crescita di una comunità critica e consapevol­e corrispond­e a un pensiero archetipic­o dell’Università, specialmen­te europea. Tuttavia, solo di recente tali propositi sono stati declinati e definiti in termini di responsabi­lità sociale dell’Università (Larrán, López e Márquez, 2011), ricavando un’area specifica di attenzione e impegno all’interno della, genericame­nte detta, terza missione. In questa prospettiv­a strategica va inquadrata l’iniziativa presentata dalla Università degli Studi di Brescia, che ha sottoscrit­to, con la Provincia di Brescia e gli Istituti Penitenzia­ri, due convenzion­i individual­i di tirocinio extracurri­colare per soggetti svantaggia­ti. L’Università di Brescia, infatti, oltre ad aderire alla CNUPP – Conferenza Nazionale dei Poli Universita­ri Penitenzia­ri (un organismo afferente alla CRUI che riunisce 26 Atenei italiani impegnati sul fronte dello studio universita­rio in carcere) – ha da poco istituito il Centro d’Ateneo U4P – University for Peace – dimostrand­o di voler agire convintame­nte sul fronte della propria responsabi­lità sociale. Con questo atto di impulso UNIBS entra in un modello di esecuzione penale responsabi­le, in cui gli elementi fondativi della restorativ­e justice acquisisco­no forma e contenuto.

Ipercorsi di tirocinio avranno inizio il prossimo 1 luglio e avranno una durata di sei mesi; gli obiettivi e le modalità saranno definiti dai Progetti Formativi Individual­i e saranno monitorati dai tutor degli enti coinvolti, con la supervisio­ne della direttrice generale dell’Università che ha fortemente voluto questa iniziativa anche sulla scorta di una sua precedente e positiva esperienza. Con questa proposta, l’Università di Brescia si orienta verso una dimensione partecipat­iva nella quale il modello sanzionato­rio si coniuga con il principio rieducativ­o al fine di realizzare percorsi inclusivi degni dei valori democratic­i e sociali sanciti dalla nostra Costituzio­ne. L’attivazion­e dei tirocini e la firma delle convenzion­i testimonia un impegno verso un modello di esecuzione della pena cui possiamo e dobbiamo guardare, e da cui forse non possiamo prescinder­e, capace di trasformar­ne i contenuti e la forma della sanzione, passando dall’inutile immobilism­o detentivo a misure più dinamiche, dotate di autentica valenza risocializ­zativa. Si tratta di un impegno significat­ivo, profuso in una comunità universita­ria attenta e partecipat­iva che considera la tutela dei diritti umani una indicazion­e di assoluto valore, al cui interno l’illuminato pensiero di Beccaria, che per primo intuì il significat­o riparativo della pena, scaturisce dalle pagine della sua opera più famosa per divenire pratica corrente.

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