7 agosto giorno dei record: l’uragano e 2.041 fulmini
In 24 ore il 10% di quelli caduti in tutto l’anno. Più colpiti i paesi montani
Il 7 agosto è una data simbolo delle ondate di maltempo che si sono abbattute quest’anno sul Bresciano. Ne sanno qualcosa paesi come Rudiano, Mairano, Roccafranca e Orzinuovi, tra i più flagellati. Ma oggi si scopre che, oltre a bombe d’acqua e raffiche di vento, il 7 agosto è stato anche il giorno con più fulmini dell’intero 2019. Ne sono caduti, in ventiquattr’ore, ben 2.041, un decimo di tutti quelli che si sono riversati al suolo nel corso dell’anno. Al 24 ottobre si contavano 19.527 saette, come rilevano i dati del «Centro elettrotecnico sperimentale italiano» (Cesi), la società di Milano che da sessant’anni si occupa di rilevare e analizzare (per enti pubblici e privati) la caduta e la tipologia dei fulmini. Informazioni molto utili per industrie energivore, che possono subire danni seri se un fulmine fa saltare l’impianto di erogazione dell’energia elettrica, ma anche per i comuni e le assicurazioni. E quello che si nota, in questi ultimi anni, è un aumento dell’intensità dei temporali e quindi del numero dei fulmini che si scaricano al suolo. Si prenda per esempio Bagolino (Val Sabbia), da sempre la località bresciana che «attira» più saette: i 644 fulmini di quest’anno sono il triplo di quelli registrati nella stessa località di montagna, in media, tra il 2003 e il 2013. Non diverso il caso di Brescia: per dieci anni la Maddalena e le fabbriche del capoluogo sono stati colpiti da una media di 110 saette, quest’anno siamo a 356. Un’eccezione? Sembra di essere tornati all’estate 2017, quando su Brescia arrivarono 376 fulmini.
In realtà, sono i paesi di montagna quelli più esposti. I rilievi alpini e le Prealpi costituiscono un naturale terreno di scontro tra le masse d’aria calda che vengono dai mari e il freddo che si incontra ad altitudini maggiori: Collio, avamposto della Valtrompia proteso verso il Maniva, ha assorbito quest’anno 372 saette, di cui 128 nel mese di luglio; Tremosine sul Garda (414 metri) ha registrato 338 fulmini, per quasi metà nel mese di agosto. Numeri simili a Vobarno, Breno, Gargnano e Toscolano, i cui paesi sono adombrati dagli alti rilievi che li sovrastano. Tanti anche i comuni della Vallecamonica colpiti, tra cui Saviore (242 fulmini) e Darfo (191). E in montagna spesso sono costretti a intervenire anche i vigili del fuoco: gli uomini del Comando provinciale di via Scuole non dimenticano l’incendio del 6 agosto 2017. Un fulmine aveva colpito un tubo del gas della Riva acciai di Cerveno, tranciando il condotto. C’erano lingue di fuoco dappertutto, con il pericolo di nuove esplosioni. «Per questo le squadre dovevano lavorare a distanza — spiegano i vigili del fuoco —, raffreddando le condutture in modo che non si formassero altre crepe nelle tubature». Negli ultimi anni, poi, si osserva quasi una ciclicità degli eventi più avversi: allagamenti e trombe d’aria capitano sempre più spesso «ai primi di maggio, a fine luglio, a metà agosto e a fine ottobre».