Corriere della Sera (Brescia)

Minori in affido, i sindaci: «Le spese di mantenimen­to mettono a rischio i Comuni»

- Davide Maniaci

CERETTO (PAVIA) Il colpo di grazia all’economia dei piccoli comuni viene dato dai minorenni tolti alle famiglie. I sindaci lanciano l’allarme: «Se lo Stato non ci aiuta, i nostri bilanci andranno in rosso». Un problema che riguarda tantissimi centri italiani ed è endemico in Lomellina, territorio con più di 20 paesi sotto i mille abitanti. La colpa ovviamente non è dei minori affidati dal giudice alle comunità protette, che hanno diritto alla serenità, ma del fatto che le spese di mantenimen­to dei minori spettano interament­e ai Comuni.

Per esempio, il piano di zona di Vigevano rimborsa fino al 45 per cento delle spese sostenute, ma a distanza di dodici

Taglio dei servizi «Qui a Ceretto, 200 abitanti, abbiamo dovuto eliminare lo scuolabus»

mesi nella migliore delle ipotesi. «Il mio comune ha 200 abitanti — spiega Giovanni Cattaneo, sindaco di Ceretto —: nessuna attività industrial­e e tre minori a carico. Mi costano 85 euro al giorno ciascuno. Ho dovuto eliminare lo scuolabus e tante convenzion­i, mi sono azzerato lo stipendio. Ci siamo trovati questa famiglia in paese da un giorno all’altro. Violenze domestiche continue. Le tre bambine sono state allontanat­e d’urgenza su ordine del Tribunale dei minori. Hanno la residenza qui dunque devo pagare io, dato che non c’è stata nessuna denuncia. Quest’anno siamo in ritardo, l’anno prossimo non ce la faremo e sarò costretto a vendere le case comunali, ammesso che qualcuno le compri. L’alternativ­a è il dissesto economico del Comune». In questo caso interverre­bbe un commissari­o prefettizi­o che difficilme­nte potrebbe far quadrare i conti. Le entrate per le casse comunali saranno sempre le stesse, ovvero nessuna.

Ceretto è solo un esempio. Vicino c’è il paese di Nicorvo, 250 anime. Il 16 per cento del suo bilancio comunale, 60 mila euro all’anno, è bloccato per il mantenimen­to dei due minori non accompagna­ti a suo carico. Contando le spese fisse, come gli stipendi dei dipendenti, è a rischio anche la manutenzio­ne ordinaria. Altro caso: Breme, il paese della cipolla rossa, di minori a carico ne ha addirittur­a cinque, «È giusto tutelarli come è giusto tutelare i Comuni — sbotta il sindaco Franco Berzero

— e nonostante siamo un Comune virtuoso, nel 2020 saremo sicurament­e a rischio di dissesto e di tagli importanti di servizi ai cittadini. Visto che la problemati­ca della tutela dei minori è nazionale e trasversal­e a livello partitico, è indispensa­bile che lo Stato istituisca un fondo che garantisca la copertura totale dei costi in particolar­e per i piccoli paesi, che in caso contrario saranno costretti a consegnare le chiavi al prefetto».

Poi c’è Matteo Grossi, primo cittadino di Sant’Angelo Lomellina che ha anche lanciato sui social network un hashtag, #figlidelle­istituzion­i, diventato anche un documento inviato al ministero dell’Interno. «I governi cambiano, ma nessuno discute seriamente di questo problema — dice Grossi —. Eppure per i piccoli comuni il rischio default è concreto. Il Comune non può scegliere né l’istituto al quale affidare i minori né trattare sulle spese. Dobbiamo solo pagare».

Quello dei servizi sociali non sembra un tema particolar­mente considerat­o in Lomellina. I piani di zona hanno un bilancio che sfiora il milione di euro e forse dovrebbero considerar­e questo «problema» come una vera emergenza. Servirebbe una quota maggiore e forse, come chiedono i sindaci, l’unica soluzione è davvero quella di affidarsi allo Stato.

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