Nuovo corso: ingegneri del digitale
È in via d’approvazione al ministero, dopo lunga gestazione e contatti con Aib. Sardini: le lezioni dall’anno prossimo
La gestazione è stata lunga, ma dall’anno prossimo dovrebbero iniziare le lezioni per un nuovo corso «Ingegneria delle Tecnologie per l’impresa digitale». L’obiettivo è quello di formare figure professionali in grado di muoversi al meglio nell’ambito del 4.0, consapevoli dell’uso possibile e delle potenzialità di AI e big data. Il mercato del lavoro va in questa direzione. Le sedi universitarie italiane che formano figure professionali di questo tipo si contano sulle dita di una mano e quindi ci sono ottimi margini di crescita. Il primo anno, se tutto andrà bene, si confida di superare i 50 iscritti. Poi si valuterà sul corso magistrale.
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Si chiama «Ingegneria delle tecnologie per l’impresa digitale» ed è il nuovo corso di laurea della Statale pronto a muoversi in mare aperto il prossimo anno accademico. La gestazione è stata lunga, i primi contatti tra il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione guidato dal professor Emilio Sardini e il mondo produttivo bresciano, in primis Aib, sono di qualche anno fa.
Ora, affinati gli ultimi dettagli, il nuovo corso è in via di approvazione al ministero, passaggio burocratico ineludibile che dovrebbe essere superato entro fine marzo. «A meno di sorprese partiremo il prossimo anno - sorride Emilio Sardini -. Gli altri corsi che fanno riferimento al nostro dipartimento (Elettronica e Informatica, ndr) sono molto specialistici. Questo è invece piuttosto trasversale ed è fortemente orientato alle applicazioni industriali delle tecnologie digitali».
Meno progettazione e più applicazione, con l’obiettivo di formare figure professionali in grado di muoversi al meglio nell’ambito del 4.0, consapevoli dell’uso possibile e delle potenzialità di AI e big data.
Il mercato del lavoro va in questa direzione. Gli studi fatti a livello di dipartimento attraverso i rapporti di Unioncamere, Almalaurea e altri osservatori confermano che degli 800 mila profili specialistici e tecnici che si prevede servano alle imprese italiane nei prossimi quattro anni, oltre un quarto sia figure collegate in qualche misura al mondo del digitale. Inutile aggiungere che una discreta fetta di queste figure siano ricercate in Lombardia e a Brescia, che resta luogo di manifattura e dove, fino ad oggi e in prospettiva, chi si è laureato in Ingegneria il lavoro l’ha trovato il giorno dopo e non di rado anche quello precedente.
«Le imprese che richiedono ingegneri con competenze in campo informatico od elettronico sono sempre più — conferma Sardini —, e siamo fiduciosi di poter attrarre studenti anche da fuori provincia».
L’indagine fatta dal dipartimento osserva infatti che, al momento, le sedi universitarie italiane che formano figure professionali di questo tipo si contano sulle dita di una mano e che quindi ci sono ottimi margini di crescita. Il primo anno, se tutto andrà bene, si confida di superare i 50 iscritti. Poi si vedrà e si ragionerà sull’introduzione o meno della laurea magistrale. L’obiettivo è comunque formare studenti già piuttosto operativi dopo il triennio.
«Il lavoro fatto va in questa direzione — sottolinea il direttore del dipartimento —. Aib, che ci ha dato una grossa mano in fase di elaborazione, ci darà anche la possibilità di avere stage e lezioni in fabbrica, oltre che diverse testimonianze pratiche». Il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, in attesa del nuovo arrivato, negli ultimi anni ha comunque già aumentato parecchio gli iscritti: restando alle sole matricole, si è passati dalle 164 del 2014 alle 291 di quest’anno, in crescita del 77 per cento. Con il nuovo corso si farà un balzo, intercettando nuovi studenti da altre province. Una scommessa, questa, tutt’altro che scontata, dal momento che l’università statale al momento insiste (ad esclusione dell’area medica) soprattutto sul bacino provinciale.