Metrò anziché tram, Loggia divisa
Vilardi (FI) e Bordonali (Lega): i fondi vadano al prolungamento delle rotaie fino a Concesio
Dopo che il ministero dei Trasporti ha «negato» il contributo di 252 milioni di euro chiesto dalla Loggia per il tram nell’Oltremella, il centrodestra in consiglio comunale chiede che l’amministrazione Del Bono cambi programma, puntando sull’estensione del metrò fino a Concesio. «Su questo obiettivo sono disposta a lavorare con Del Bono» dice la deputata Simona Bordonali (Lega).
Dopo la momentanea bocciatura da parte del ministero al finanziamento del tram dell’Oltremella (la Loggia aveva chiesto un contributo del 56%, pari a 252 milioni) il centrodestra in Loggia chiede un radicale cambio di passo. Ovvero che l’amministrazione punti ad ottenere fondi per il prolungamento del metrò dal Villaggio Prealpino fino a Concesio, dando così sollievo alla congestionata Valtrompia. Un’ipotesi «che è presente nello scenario di mediolungo termine del piano per la mobilità sostenibile» ha replicato ieri in consiglio comunale il consigliere Marco Pozzi (Pd), anche se la Loggia — come ribadito l’altro ieri dall’assessore Federico Manzoni e dal sindaco — intende affinare la domanda per il tram, da presentare la prossima primavera.
«Io sono disponibile a lavorare in modo bipartisan, in parlamento, come fatto per la Caffaro, se ci fosse la volontà di agire prioritariamente per il potenziamento del metrò» commenta la deputata leghista Simona Bordonali che ieri ha presentato un’interrogazione al ministero dei Trasporti per capire le motivazioni reali alla base del «congelamento» del finanziamento richiesto e concesso a 17 progetti (per altri 11, tra cui Brescia, sono stati chiesti chiarimenti). Tranchant invece è Paola Vilardi, capogruppo di Forza Italia: «Questa bocciatura da parte del ministero era prevedibile, Brescia ha già la metropolitana e se avesse chiesto fondi per il suo potenziamento molto probabilmente li avrebbe ottenuti. Non seguire questa strada significa rinnegare scelte fatte in passato dal sindaco Corsini». Vilardi chiede anche lumi sul futuro di Metro Brescia, partecipata al 51% dal Comune e al 49% da AnsaldoAstaldi (realizzatori dell’infrastruttura). «Il patto parasociale scade a marzo 2020 e dovremo liquidare la partecipazione di AnsaldoAstaldi decidendo se poi Metro Brescia debba essere incorporata in Brescia Mobilità» ha spiegato l’assessore Manzoni: «Parlarne ora è prematuro». Come è prematuro, per Manzoni, prendere decisioni sul progetto tram: «Le bozze dei decreti sui finanziamenti sono ancora in corso di definizione». E l’idea della doppia linea di tram (una dalla Pendolina al Palaleonessa passando per via Volturno, galleria Tito Speri e stazione, la seconda sull’asse est-ovest da Sant’Eufemia al Violino) ha come obiettivo la necessità di servire con mezzi pubblici quelle fette di città non toccate dalla metropolitana. È anche vero che se «si chiedessero fondi per il metrò si potrebbe affrontare con il governo anche il tema dell’insufficienza dei fondi a disposizione — aggiunge Bordonali —; non è possibile che la Regione debba ogni anno contribuire al suo funzionamento. Servono degli aiuti più strutturali». Governo che, nonostante le affinità politiche con palazzo Loggia presenti già con Renzi e Gentiloni ed ora con il Conte bis, non ha certo aiutato Brescia nel rinegoziare i mutui a tassi elevatissimi contratti nel 2012 con Cassa Depositi e Prestiti, costringendo il comune a ricorrere al tribunale civile.
Ieri in consiglio si è parlato anche del ruolo che il Comune deve avere nella programmazione infrastrutturale: si sa che la Loggia ha deciso di uscire da Brebemi e Centropadane dopo che nel 2011 (giunta Paroli) era già uscita dalla società autostradale Brescia-Padova (incassando 41 milioni vitali per il suo bilancio). Una scelta oggi considerata «dannata» dallo stesso forzista Paolo Fontana come da Guido Galperti, anima liberale del centrosinistra.
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Simona Bordonali Disposta a collaborare con Del Bono se decide di chiedere fondi per il metrò anziché per il tram