La piaga dell’azzardo: in cura solo 500 persone ma 33 mila a rischio
Il progetto Essenziale cogliere i segnali del disagio In cura per ora ci sono solo 500 giocatori compulsivi
La ludopatia non è un vizio ma una patologia che distrugge singoli e famiglie: sono solo 500 le persone in cura a fronte delle 33 mila a rischio. Ats e Loggia, con fondi regionali, ora mettono in campo un progetto rivolto ad assistenti sociali ed agenti di polizia locale per individuarne i sintomi.
Il gioco d’azzardo patologico è una malattia di cui molti si vergognano. Ecco perché la maggior parte dei giocatori compulsivi rimane nell’ombra. Senza curarsi né accedere a un ambulatorio. Ad oggi, infatti, in tutta la provincia di Brescia – più di un milione di persone – solo 500 seguono un percorso di «cura». Ma si stima che le persone già oggi dipendenti da slot e gratta-evinci siano almeno cinquemila. Significa che il sistema socio-sanitario riesce a intercettare solo il 10% di chi avrebbe bisogno di cure. Se invece si calcola la popolazione «a rischio», i dati stimano che il 3% possa cadere nell’inganno del gioco d’azzardo. «È un numero decisamente alto» dice il dottor Enrico Elba (Asst Garda). Significa che nel bresciano il gioco potrebbe colpire dalle 30 alle 33 mila persone. Cogliere i segni di questa malattia, in maniera precoce, diventa quindi decisivo. Ecco perché il Comune di Brescia e l’Agenzia per la tutela della salute sono i capofila di un nuovo progetto di contrasto al gioco d’azzardo. Finanziato con 86 mila euro da Regione Lombardia, il piano ha coinvolto i 12 ambiti sociosanitari e tutti i comuni (Vallecamonica esclusa). Gli obiettivi? Il primo è aggiornare gli operatori del settore. Più segni sapranno cogliere tra la popolazione e maggiore sarà la presa in carico: i percorsi formativi, infatti, sono rivolti agli assistenti sociali, alla Polizia locale e agli operatori dei servizi domiciliari. «Gli anziani sono una categoria a rischio» precisa Silvia Bonizzoni, dirigente del Comune di Brescia. Ma il progetto di contrasto alla ludopatia funziona se anche la popolazione è più consapevole dei rischi: il gioco d’azzardo distrugge famiglie e rapporti di lavoro. «Ma per agganciare chi soffre di ludopatia dobbiamo sdoganare» questo problema. «Non è un vizio, ma una patologia da curare» spiega Annamaria Martinelli (Asst Franciacorta). «La ludopatia è inserita nei Lea dal 2017», significa che le visite ambulatoriali e la cura delle malattie «sono gratuite». Ma chi volesse più informazioni sappia che anche agli Spedali Civili è stato istituito un Punto d’ascolto (gratis) per malati, famigliari e amici: si trova alla scala 5 (quinto piano) in corrispondenza della Medicina endocrino-metabolica. «Dobbiamo intercettare le persone e accompagnarle ai luoghi di cura. E con questo progetto facciamo sistema» ha detto ieri Maria Vizzardi dell’Ats.
L’intervento
Il piano finanziato con 86 mila euro dalla Regione ha coinvolto 12 ambiti sociosanitari