Bonetti: la mia Germani non si ferma
«Il prossimo passo: essere tra le migliori otto. Ma ci serve una mano dalla città»
Matteo Bonetti, il patron della Germani che ha raggiunto la Top 16 di Eurocup, pensava alla ribalta continentale già quando, dieci anni fa, fondò il nuovo Basket Brescia partendo dalla B1: «Io sono ottimista per natura, non voglio fermarmi qui, ora puntiamo ad entrare nelle migliori otto».
Ogni grande impresa sportiva parte da un sogno utopico. Matteo Bonetti, il patron della Germani (il passionario del quadrumvirato composto da sua moglie Graziella Bragaglio, dal main sponsor Mauro Ferrari e dal gm Sandro Santoro) che ha raggiunto la Top 16 di Eurocup, pensava alla ribalta continentale già quando, dieci anni fa, fondò il nuovo Basket Brescia partendo dalla B1: «Andammo a Casalpusterlengo — ricorda — il campo da gioco era dentro un “pallone” e la partita fu rinviata per eccessiva condensa. E al San Filippo i canestri ballavano. Se ancora qualcuno non ha capito il valore della nostra cavalcata, ricordi da dove siamo partiti». La meta non è ancora conosciuta: «Io sono ottimista per natura, non voglio fermarmi qui — spiega — ora puntiamo ad entrare nelle migliori otto. Quando il treno passa bisogna salirci. Abbiamo sconfitto tutte le nostre rivali nella prima fase, ognuna di loro aveva più risorse economiche di noi. Al sorteggio qualcuno diceva che non ne avremmo vinta una, invece…». Invece sei successi. E quel parallelo che scatta spontaneo: «Noi l’Atalanta della pallacanestro? Sì, mi piace pensarlo. Lo dico con orgoglio, da bresciano, perché il nostro movimento cestistico è superiore a quello bergamasco. Ma con grande ammirazione per quanto ha fatto Gasperini in Champions League: mi piace la loro mentalità, giocano senza nulla da perdere e in questo ci assomigliamo molto. Certo, la qualificazione ha messo nelle loro casse 30 milioni mentre da noi si parla di migliaia di euro».
Che non bastano, almeno
"Bonetti Esposito sta dimostrando di essere un allenatore di alto livello
sino a marzo, per un regalo sul mercato nel ruolo più scoperto: «I nostri “piccoli” stanno facendo miracoli, ma abbiamo già fatto uno sforzo per acquistare Silins e colmare l’infortunio di Horton (tornerà tra un mese) anche se così abbiamo dovuto rinunciare a inserire un altro centro». L’elogio è per il club: «Ci siamo meritati in estate una wild card perché abbiamo uno staff di 32 persone che rendono organizzata questa società. L’Europa è sempre stata un mio pallino perché ti migliora e ti rende più rispettato».
E gli applausi vanno divisi con Enzo Esposito: «Ha trovato la sua dimensione e sta dimostrando di essere un allenatore d’alto livello, giochiamo un bel basket e dominiamo cerebralmente molte partite». C’è, però, anche un po’ di retrogusto amaro sul palato: «Vogliamo essere la società dei bresciani, ma è necessario l’aiuto di tutti: vorrei che la famiglia si allargasse, non bastano solo i Bonetti e i Ferrari. Se vogliamo continuare a pensare in grande, servono risposte dalla città».