SCUOLA E RAPPORTO DI FIDUCIA
C’è un’epidemia forse non meno grave della meningite, che sta allarmando la popolazione del basso Sebino. È l’ansia da social, denunciata da un preside, che sembra affliggere più i genitori che gli studenti. In un’epoca di diagnosi fai da te, dove il dottor Google si è sempre più perentoriamente affiancato ai medici, contestandone il sapere, non stupisce che, a fronte di un’emergenza come quella della meningite, la paranoia corra a briglia sciolta sul Web. Se incrociamo questa nuova saccenteria digitale con l’imperante dirittismo possiamo avere un’idea delle pressioni cui siano sottoposte le autorità, che stanno cercando di fronteggiare l’emergenza. D’altronde va riconosciuto che anche l’atteggiamento delle istituzioni non è stato sempre specchiato. Quanti sarebbero disposti a spendere una parola a favore della disponibilità delle autorità, dell’accessibilità delle notizie, della facilità dell’informazione interagendo con la pubblica amministrazione? Lo scontro disastroso avviene quando da una parte stanno istituzioni non immemori del disprezzo borbonico per i cittadini e dall’altra utenti ansiosi e presuntuosi, che pretendono di sapere tutto dopo un paio di mezz’ore trascorse a cercare sul Web. Quello che oggi è saltato, e quanto accade in provincia di Brescia ne è l’ennesima prova, è il rapporto fiduciario su cui dovrebbe reggersi la scuola. Il processo educativo dovrebbe essere il frutto dell’alleanza tra istituzioni scolastiche e famiglie.
Purtroppo invece le famiglie si fidano sempre meno delle scuole, che hanno troppe volte mostrato la loro inefficienza, nonostante la presenza di un gran numero di insegnanti, bravi e motivati quanto sottopagati. Spesso, invece di allearsi con i docenti, i genitori li contestano, incapaci di distinguere una valutazione negativa del profitto da una delegittimazione personale.
Dall’altra parte, per mettersi al riparo da una fastidiosa conflittualità endemica, le scuole cercano di far filtrare il meno possibile di quanto avviene all’interno, consapevoli che di fronte non hanno alleati, ma nemici. Tuttavia, se la diffidenza diventa la regola, se il patto fiduciario salta, la scuola è finita, ancora prima di intraprendere ogni discorso sulla qualità e sulle modalità della somministrazione del sapere.
Stretti in questa morsa, le prime vittime sono gli studenti stessi, che assistono, in molti casi cercando di trarne tutti i vantaggi utilitaristici, alla guerra intestina fra i due referenti della loro formazione. Come se ne esce? Tornando ciascuno al proprio posto e mettendosi a fare il lavoro che gli spetta. Ma perché ciò accada occorre che la fiducia si riaffacci nelle classi, in modo che gli studenti si trovino di fronte un soggetto educatore compatto nella condivisione di valori e obiettivi.